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Gigantismo navale e magazzini viaggianti

Da Giuliano Brunello Zanitti abbiamo ricevuto su Facebook il seguente interessante intervento:

Il gigantismo navale favorisce o penalizza la crescita/stabilità delle nostre economie? Penso che in merito all’incidente occorso nel Canale di Suez alla portacontainers Ever Given, sia ormai giunto il momento di valutare attentamente se i rischi ed costi superino i benefici generati dal crescente gigantismo dei Vettori Marittimi. Per costi intendo quelli complessivi relativi alla vita sia delle motonavi che delle attrezzature portuali unitamente alle variegate opere marittime indispensabili per poter gestire questi giganti del mare.

Corsa al gigantismo supportata anche dalle delocalizzazioni produttive concentrate prevalentemente in aree geografiche dove costi/regole sul lavoro “purtroppo anche minorile” sono chiaramente opinabili e molto più convenienti, fenomeno che di fatto sta generando disoccupazione e tensioni sociali mettendo in grave crisi “gran parte del Comparto Manifatturiero” e conseguentemente anche le economie di molti Paesi Occidentali, gigantismo navale che ormai ha modificato radicalmente la Logistica che regola i flussi merceologici, in quanto i Vettori Marittimi oltre alla loro naturale funzione di trasporto delle merci hanno assunto anche quella “di magazzini viaggianti” al servizio sia dei produttori che dei venditori.

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A proposito dei citati giganteschi magazzini viaggianti, non penso sia neppure il caso di sottovalutare il fatto che purtroppo il mercato ormai non è più in grado di dare la minima certezza a nessuno, poiché anche chi attualmente sta sfruttando la situazione favorevole rischia che le sue fortune a breve si dissolvano come una bolla di sapone, in quanto dietro l’angolo ci sarà sempre qualche Paese più appetibile/conveniente in grado di offrire agli imprenditori costi e soprattutto tassazioni molto più favorevoli, oppure la possibilità di eluderle del tutto sfruttando il paravento dei paradisi fiscali, situazione questa che di fatto non può che favorire la proliferazione delle deleterie delocalizzazioni selvagge che hanno come unico scopo soltanto il momentaneo favorevole profitto che l’operazione sarà in grado di generare.

La mia riflessione vuole comunque anche evidenziare alcuni nostri gravi errori del passato in merito “alle delocalizzazioni selvagge” ed al conseguente gigantismo navale con funzioni di magazzini viaggianti, poiché negli ultimi decenni non abbiamo “voluto/saputo” ostacolare la deleteria svendita di brevetti/tecnologie strategicamente indispensabili per Paesi prettamente manifatturieri come il nostro, errori che purtroppo hanno minato alla base le nostre economie e fatto si che ora non ci resta che lamentarsi e piangere per le ripetute crisi o sulla disoccupazione giovanile che assilla i nostri Paesi.

Alcuni degli esempi eclatanti del nostro opinabile comportamento sono la quasi totale perdita del tessile, della meccanica/siderurgia, degli elettrodomestici, dell’automobile, e non ultima anche le variegate attività legate alla ricerca applicata alle produzioni, al risparmio energetico, al fotovoltaico e eolico o alla perdita parziale o totale del controllo di alcuni settori come il Trasporto Marittimo o quello Bancario. Tutti settori chiaramente strategici per le economie di un Paese come il nostro che causa le delocalizzazioni selvagge e costretto a comperare dagli altri invece che cercare di aumentare il valore del proprio PIL avviando noi le produzioni per poi venderle sui mercati. Credo che i nostri Politici dovrebbero principalmente curare i nostri interessi e per far ciò non penso sia comunque il caso di doversi inventare nulla di nuovo, poiché basta copiare quanto da sempre stanno facendo sia gli USA che vari Paesi Comunitari per sbarrare la strada a logiche di mercato che potrebbero interferire e penalizzare i loro variegati interessi, tra i quali cito Francia e Germania.

Per concludere penso che l’incidente occorso alla portacontainers Ever Given stia purtroppo dimostrando come le funzioni “di magazzini viaggianti e le delocalizzazioni selvagge delle produzioni” se non opportunamente e razionalmente ponderate/controllate, siano potenzialmente in grado di mandare tilt le economie che fanno capo/subiscono questo variegato sistema logistico/produttivo.

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Come potrà leggere anche nella prima pagina di questo stesso numero, i suoi dubbi sono condivisi anche da importanti associazioni internazionali della logistica marittima. Ma converrà che il tema è estremamente complesso, perché si incrociano – o meglio dire, spesso si scontrano – gli interessi delle compagnie di navigazione con quelli dei porti e delle relative reti logistiche. Il dibattito è aperto, e ogni altro intervento sul tema è ben accetto.

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Pubblicato il
14 Aprile 2021

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