Gioia Tauro, commissario in eterno?

Andrea Agostinelli

GIOIA TAURO – Qualche volta, andandoci a cercare un’intervista, sembra di sfrugugliare – come dice la battuta – “il culo alla cicala”. È il caso della nostra richiesta di intervista al commissario governativo di Gioia Tauro, ammiraglio Andrea Agostinelli. Nel panorama delle Autorità di Sistema Portuali italiane, quella del Mar Tirreno Meridionale e Jonio è un ircocervo come nessun’altra. È commissariata da quasi sei anni, nell’arco dei quali si sono anche succeduti terremoti nella gestione del terminal; ma pure successi importanti, sia sul piano dei traffici che della safety e della security. E Agostinelli, da militare ligio agli ordini, è ancora lì con il… cerino del commissariamento in mano, senza che dai quattro ministri alle infrastrutture che sono cambiati, ci sia stato ad oggi un chiaro segnale di arrivare alla “normalizzazione”. Ce n’è, francamente, da sentirsi frustrati.

Ammiraglio, si sente frustrato?

“Non userei questo termine. Ma sorpreso e un po’ preoccupato sì. Mi aspettavo che con le scadenze di buona parte dei vertici delle AdSP, avviate lo scorso novembre, si sarebbe chiarita anche la gestione di Gioia Tauro e degli altri porti del sistema connesso. Ci sono temi che da commissario ho affrontato, ma sui quali un presidente avrebbe probabilmente avuto più supporto, sia locale che nazionale. Con gli strumenti disponibili abbiamo ugualmente avviato il Piano Regolatore di Crotone, per esempio, che punta legittimamente ad essere uno scalo importante, quello di Corigliano e parecchio altro. Abbiamo definito istruttorie bloccate da vent’anni, che nessuno era riuscito a risolvere. Per quanto riguarda i traffici di Gioia Tauro i risultati sono noti a tutti. I governi che si sono succeduti, con i relativi ministri, ci hanno sempre mostrato considerazione. Ma il commissariamento, il più lungo che mi risulti, non si è ancora sbloccato. E invece avremmo bisogno di creare un clima di normalità, di apertura e di confronto che la funzione di commissario non sempre consente”.

Il nuovo ministro però ha già fatto alcuni passi: ha confermato le indicazioni di nomina per Livorno, per Civitavecchia…

“Capisco perfettamente che il nuovo governo, e con esso il nuovo ministro, abbiano priorità della massima urgenza. E che il ministro debba anche mettere a regime la macchina del dicastero, con le deleghe ai viceministri, le problematiche poste dalla UE sulla natura giuridica delle AdSP e le relative tassazioni, le cento istanze dalla politica e dai territori. Non sono certo a fargli pressioni per il mio caso personale. Ma nello stesso tempo mi sento il dovere di ricordare al suo dicastero che la struttura logistica del Sud Italia ha bisogno assoluto di certezze. Quando sono arrivato qui, più di cinque anni fa, mi sentivo un ufficiale di marina prestato per una missione veloce e – dato il ruolo di commissario – anche temporanea. In questi anni ho imparato, mi sono appassionato, ho conosciuto la “macchina” ma anche il territorio con i suoi problemi e le sue eccellenze. L’hub dove lavoro ha già un grande presente e potrà avere un ancor più grande futuro perché il terminalista MSC ci crede e lo dimostra. Ora ho il dovere di ricordare a Roma che questo Sistema Portuale si merita grande considerazione. E che ci vuole un presidente dell’AdSP, segnale importante anche per non sentirci tutti “speciali” in chiave negativa. Ovviamente mi piacerebbe essere il nuovo presidente, ma non sta a me scegliere. Però il tempo delle decisioni in queste realtà portuali di grande respiro e di grandi impegni non è una variabile indipendente o ininfluente. Anzi”.

Antonio Fulvi

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