La Drass vuole potenziare a Livorno

Nella foto: Sergio Cappelletti.
LIVORNO – L’ultimo contratto con la Marina Militare italiana firmato di recente dalla Drass livornese potrebbe portare a un incremento non solo di finanza per la società, ma anche di posti di lavoro. Che sono già circa 120, più altri 60 circa in Romania, dove l’azienda ha istallato una grande filiale dopo che a Livorno gli fu negato di ingrandirsi e anzi fu praticamente tagliata in due dal sottopasso imposto dal Comune (allora dei 5stelle).
L’ingegner Sergio Cappelletti, storico direttore tecnico ed amministratore di Drass quando la società si chiamava prima Cosmos e poi Galeazzi, smentisce le voci che vorrebbero sempre più all’estero il proprio lavoro.
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“Non solo siamo a Livorno malgrado le difficoltà che abbiamo avuto con la vicenda del sottopasso – ci dice al telefono – ma abbiamo recentemente acquistato un terreno di fronte alla sede dove potremmo ingrandirci se le attuali commesse italiane aumenteranno. I nostri prodotti in campo civile e militare stanno riscuotendo un buon successo e la nostra esperienza nel campo è una garanzia acquisita”.
Cappelletti non ama parlare e non è rimasto affatto soddisfatto di quanto qualche tempo fa è stato scritto su un quotidiano livornese sulla sua Drass. Ma anche di quello non parla. Preferisce ricordare che l’azienda da lavoro a tanta gente, quasi tutti specialisti, e che ha portato e porta il nome di Livorno nel mondo. L’innovativo sistema di salvataggio per gli equipaggi dei sommergibili bloccati in fondo al mare- ricorda- realizzato in collaborazione con il colosso Saipem sarà il pezzo forte di una nave italiana progettata proprio per queste missioni con caratteristiche SDO-SuRS (Special Diving Operations – Submarine Rescue System). Il sistema integra, come già è stato scritto, un ROV (a controllo remoto) di Saipem con una capsula di salvataggio ideata da Drass. La capsula sarà in grado di agganciarsi elettronicamente con la garitta di fuga dei sommergibili, ricevere il personale di bordo (a nuclei un po’ alla volta) e riportarli in superficie alla nave di salvataggio, con la quale sarà collegato per le comunicazioni di servizio. Una capsula analoga è stata già realizzata per la marina rumena ed acquisita anche da altri paesi.
“La nostra tecnologia – ha ricordato l’ingegner Cappelletti – rappresenta un tassello di un’ampia capacità di interventi sottomarini, non limitata al militare ma applicabile in vasti settori che spaziano dall’industria alla ricerca, dall’acquacoltura di profondità fino al supporto all’ecosistema marino”.
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