Sulla chiusura di Polmare porto di Taranto
Da Giuseppe Melucci, presidente di Raccomar Taranto, riceviamo:
Ci giungono voci circa la ventilata possibile chiusura dell’Ufficio di Polizia di Frontiera Marittima attualmente attivo nel nostro porto.
Gli agenti raccomandatari marittimi esprimono forte preoccupazione al riguardo e la propria estrema contrarietà a che tale ipotesi possa verificarsi.
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Il porto di Taranto, nonostante la crisi degli ultimi anni, movimenta un tale volume di traffico merci da annoverarlo fra i più attivi tra porti italiani; la ripresa del traffico containerizzato e l’imminente sviluppo del mercato crocieristico portano a considerare un significativo ulteriore rilancio delle attività portuali, con relativo prossimo incremento delle attività di imbarco, sbarco e transito di marittimi e passeggeri.
La ipotetica chiusura dell’Ufficio di Polizia di Frontiera Marittima nel nostro porto rappresenterebbe, per noi operatori, per gli armatori nazionali ed esteri che rappresentiamo, e per tutta l’operatività del porto stesso una enorme criticità connessa sia alle operazioni di ingresso e uscita di marittimi e passeggeri stranieri nel territorio nazionale, sia all’ordinaria amministrazione.
A mero titolo esemplificativo, non vanno sottovalutate le criticità connesse con il dover assicurare con la imprescindibile imperativa celerità in area extra portuale visite mediche o, non di rado, urgente ospedalizzazione a soggetti stranieri soggetti a visto eventualmente ancora non muniti di lasciapassare (shore pass).
Non di meno rischierebbero di venire compromessi servizi accessori fondamentali per il personale imbarcato, con gravissimo danno d’immagine per l’intera portualità tarantina che tanto si sta ad ogni livello cercando di sponsorizzare. Né va dimenticato che l’ubicazione in porto dell’Ufficio di Polizia di Frontiera è per gli operatori marittimi di Taranto un baluardo di legalità, garanzia e sicurezza nell’ambito della vasta area portuale, che riteniamo vada mantenuto e, ove solo possibile, potenziato.
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La ventilata chiusura di uffici della Polizia Marittima in alcuni porti italiani – compresi Gioia Tauro, Savona ed altri – non sembra si concili con la necessità di aumentare i controlli e la sicurezza (safety) tanto propagandati. Vero è che l’Italia ha il maggior numero di istituzioni di Polizia d’Europa (Polizia, Carabinieri, finanza, provinciale, comunale, Guardia Costiera, etc) ma è anche vero che siamo, come denunciano anche le recenti operazioni antidroga sui porti, al centro di una rete internazionale che proprio sui porti italiani conta per distribuire i frutti della delinquenza. Ci auguriamo che se dovranno essere presi provvedimenti si faccia non solo per arrivare a tagli di spesa – andrebbero semmai tagliate spese inutili e di sola facciata come era stato previsto con l’abolizione di istituzioni poi rimaste a metà del guado, vedi le Province – ma sulla base di un migliore funzionamento dei servizi.
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