LIVORNO – Dunque, quel drago di Draghi starebbe per fare il miracolo: cioè governare insieme al diavolo e all’acqua santa, come dicevano i nostri nonni per definire l’impossibile. Dobbiamo sperare? Boh, ne abbiamo provate di tutte, niente meraviglie. Speriamo.
Rimangono alcuni dati di fatto da sottolineare. Draghi ha preannunciato un mega-ministero che potrebbe assommare anche infrastrutture e “transizione ambientale”, con qualche altro spicciolo preso qua e là da altri dicasteri. Per i più sospettosi, sembra quasi il commissariamento di alcuni settori, con la copertura di una vera e propria foglia di fico, quell’ambientalismo che oggi sembra giustificare tutto e il contrario di tutto. Doppio boh. Se funzionasse non sarebbe male.
Altri dubbi: sull’importante sito web Ship2Shore qualche giorno fa si adombrava il dubbio che le nomine dei presidenti delle AdSP – quelle ancora non ratificate dalle commissioni parlamentari e dagli accordi con le Regioni – potessero essere a rischio. In un giro di opinioni che abbiamo raccolto, sembra una tesi difficile da sostenere. Però trova anche assertori.
Rimane aperto il discorso dei presidenti scaduti e non ancora confermati o sostituiti. Casi emblematici riguardano l’AdSP dell’Adriatico Centrale, quella di Gioia Tauro, dell’Adriatico Meridionale e della Sicilia Orientale (affidata quest’ultima a un commissario cooptato dal Ministero con il trasferimento del suo presidente in uscita). In tutte queste autorità portuali, i reggenti scaduti hanno poteri pressoché zero: l’acquisto della carta igienica o poco più. È così che si mandano avanti i porti in un momento così conflittuale con la concorrenza (stiamo perdendo linee)? Dando per scontato che ormai le scelte dei presidenti sono legate più alle referenze politiche che non alle capacità (salvo le ovvie eccezioni) quanto tempo occorrerà per normalizzare? Non sembra facile procedere, anche perché il continuo sminestrare dei parlamentari da un gruppo all’altro non aiuta certo nemmeno a fare scelte di partito. Il che lascia spazio a chi, ferocemente, ha riesumato l’antico motto del seicento italiano: “di Franza o di Spagna/purché se magna”. Triplo boh.
Antonio Fulvi