Visita il sito web
Tempo per la lettura: 4 minuti

A Trieste paradigma D’Agostino: eccoci al Sistema Portuale tradito

LIVORNO – Dunque, c’è la rivolta dei presidenti delle Autorità di Sistema Portuale, per quella sentenza dell’Anticorruzione che ha “cacciato” Zeno D’Agostino dalla presidenza dell’AdSP di Trieste. Ne stanno parlando in tutta Europa: e se volete conoscere le motivazioni della surreale decisione potete andare sul sito web di FAQTrieste che le riporta integralmente. Nel riassunto più stringente: D’Agostino non è più presidente di Trieste perché quando è stato nominato, tre anni fa, ricopriva la carica di presidente della locale società delle crociere compartecipata (al 40%) dall’AdSP. La sentenza completa è di 7 pagine, ve ne facciamo grazia.

Fin qui il fatto: l’AdSP di Trieste, una delle più dinamiche ed efficienti d’Italia, è decapitata da una settimana. Arriva un commissario straordinario, in attesa che l’iter procedurale faccia il suo corso. E visto come sono andate le cose fino ad oggi, c’è da temere che passeranno mesi, se non anni, perché si arrivi a una definizione definitiva. (La ripetizione è voluta).

*

Ci hanno sempre insegnato che le sentenze non si discutono: semmai si appellano, ma non si criticano. E ovviamente non critichiamo l’atto di per sé: che certo avrà le sue motivazioni, com’è spiegato nelle 7 pagine firmate dal presidente dell’ANAC. Motivazioni di legge, non fole. Ma critichiamo – e questo fa parte del diritto di cronaca – che un tale atto sia arrivato dopo tre anni, quando ormai il mandato di D’Agostino stava per scadere. Critichiamo anche il sistema che l’ha consentito: visto che la nomina di D’Agostino, come tutte le nomine dei presidenti delle AdSP, è stata fatta dal Ministero competente vagliati a priori tutti i dati, considerate tutte le cariche in corso e precedenti fino a due anni, stabilita la competenza e la correttezza del candidato. E allora? Allora l’ANAC se la dovrebbe prendere, sic stantibus rebus (lo dice la formula giuridica) non tanto con D’Agostino ma con chi lo ha nominato “malgrado”. L’accusa poi non è di quelle leggere: l’ANAC è l’Anticorruzione, bolla chi condanna da delinquente corrotto.

*

Scriviamo qui sopra che tra i presidenti delle AdSP serpeggia un senso di ribellione che configura la rivolta. Un presidente ci ha detto: “O si chiariscono una volta per tutte diritti e doveri, o riconsegneremo i porti allo Stato”. Il che significa che i presidenti, che non sono ometti qualsiasi per competenza e anche correttezza istituzionale (salvo prove in contrario) non ne possono più di una riforma della riforma della legge 84/94 che lascia margini di discrezionalità tali da renderli costantemente sotto cento spade di Damocle. Non vale più, secondo loro, il principio del “male non fare, paura non avere”: e lo dimostra che almeno la metà dei presidenti dei porti – e qualche loro segretario – è sotto indagine dei vari rami della magistratura. Come minimo per abuso di potere: ma anche per quanto di competenza di ANAC e delle altre numerose agenzie di controllo.

Vuol dire che abbiamo una classe di dirigenti portuali corrotti, o menefreghisti delle leggi, almeno non guidati dallo Stato che li ha nominati? In questo clima, si moltiplicano anche i ricorsi ai TAR su provvedimenti delle AdSP: ed è chiaro che dove la legge non è lapidaria, incisa su tavole di pietra, il dubbio che ci siano errori o malversazioni o scelte tracciate ci può stare.

*

Torniamo a bomba: il sistema delle Autorità Portuali è basato su una riforma, la 84/94, dopo una decina d’anni riformata. Eppure contiene ancora margini di incertezza su funzioni e doveri che secondo parte del compatto non sono mai stati chiariti. Eppure le occasioni ci sarebbero state perché le indagini della magistratura – dalle Procure della Repubblica alle varie agenzie – hanno colpito da tempo. Ministeri, apparati legislativi, parlamento: tutti zitti e buci, ad aspettare conclusioni che con il nostro sistema richiedono spesso anni ed anni. Peggio ancora, il sistema dei Sistemi Portuali doveva avere un riferimento costante e continuo in un tavolo ministeriale che avrebbe dovuto essere di guida e di supporto: tavolo che è stato insediato una volta e poi è sparito.

Concludiamo: non si può fare la cronaca giornaliera delle problematiche dei porti, anello fondamentale della catena logistica a sua volta di primaria importanza per la nostra economia, senza denunciare realtà così contraddittorie e pericolose senza che lo Stato intervenga. Si vuol fare saltare il sistema dei sistemi? È comprensibile che la stessa Assoporti raccolga le urla di protesta dei suoi ma poi non pianti un casino al governo o in parlamento? Certo, la politica di questi tempi è quello che è e a nessuno è concesso senza conseguenze di “andare a disturbare il manovratore”. Shakespeare ricordava in una delle sue più famose tragedie che “ci sarà pure un giudice in Danimarca”. Che da noi ce ne siano invece troppi in una totale incertezza?

*

In una nota ufficiale, Assoporti “manifesta la piena solidarietà e vicinanza al collega, presidente dell’AdSP del Mar Adriatico Orientale, Zeno D’Agostino.

D’Agostino con impegno e professionalità ha portato lo scalo di Trieste, al raggiungimento di importanti risultati, in un contesto in cui le Autorità di Sistema Portuale devono fare i conti con le difficoltà applicative ed interpretative di una disciplina legislativa di settore particolarmente complessa. Rileviamo la profonda preoccupazione per la continuità della gestione delle attività in corso in uno dei più importanti porti italiani che necessitano di un presidio amministrativo operante nel pieno delle sue funzioni. Auspichiamo, pertanto, che un’analisi ulteriore possa sciogliere ogni dubbio sulla legittimità della nomina del collega al fine di assicurare che la governance di un complesso sistema portuale possa essere salvaguardata”.

Antonio Fulvi

 

Pubblicato il
10 Giugno 2020
Ultima modifica
11 Giugno 2020 - ora: 13:49

Potrebbe interessarti

Drill baby, drill

La guerra dei dazi annunciata da Trump sta innescando una inedita rivoluzione non solo commerciale, ma anche politica. E le rivoluzioni, come scriveva Mao nel suo libretto rosso, “non sono un ballo a corte”....

Leggi ancora

La quiete dopo la tempesta

Qualcuno se lo sta chiedendo: dopo la tempestosa tempesta scatenata a Livorno dall’utilizzo del Tdt per le auto di Grimaldi, da qualche tempo tutto tace: sul terminal sbarcano migliaia di auto, la joint-venture tra...

Leggi ancora