“Burocrazia zero”: il governo prova a tagliare i denti al mostro
ROMA – Si chiama “piano burocrazia zero”. Vista la realtà – che sulla foto qui sopra è stata scherzosamente descritta come un mostro preistorico che inghiotte una bambina ai tempi del Covid – sembra come minimo un’iperbole. C’è chi, come ha sostenuto di recente su queste stesse pagine il marittimista avvocato Luciano Canepa, si accontenterebbe di varare un piano che prevedesse deroghe alle norme più assurde.
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Comunque sia, prendiamo per buone le buone intenzioni del governo. Il premier Conte ha annunciato che l’obiettivo è di sbloccare in tempi rapidi i 62 miliardi di euro fermi a causa della burocrazia; e che potrebbero finanziare importantissimi lavori pubblici e privati. Ben più di una boccata d’ossigeno per questo tribolato dopo-Covid.
Tra gli obiettivi – Conte ha promesso – c’è il rilancio dello “sportello unico” delle imprese. C’è il progetto della semplificazione fiscale. C’è il taglio degli adempimenti per chi viene a investire in Italia o torna a casa con la propria sede sociale e finanziaria. Promessa anche la revisione del famigerato codice delle opere pubbliche. Più semplici i controlli ambientali. E anche (incredibile!) il pagamento dei debiti delle pubbliche amministrazioni nei confronti delle imprese edili, per almeno una prima tranche di 6 miliardi. Una goccia nel mare, visto che secondo l’ANCE le opere pubbliche bloccate dalla burocrazia sono intorno a 750, con una ricaduta sul PIL, se ripartissero, di oltre 200 miliardi.
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