La burocrazia che sempre più ci uccide

Aurelio Caligiore
LIVORNO – Credeteci, facciamo fatica a trattenerci. Che dopo cinque anni da un sinistro mai chiarito del tutto, e più di un anno dalla nomina di un commissario ad ACTA che s’è mangiato il fegato per organizzare l’identificazione, la mappatura e le procedure per il recupero delle famigerate “ecoballe” (CSS), una riunione “urgente” al Ministero dell’Ambiente si accorge che occorre trovare “uno strumento straordinario” per ripescare quelle porcherie. Ma scusateci, un anno fa non era stato nominato appunto l’ammiraglio Aurelio Caligiore come commissario ad ACTA? E lo stesso ammiraglio, con i sub della Guardia Costiera che si sono spaccati i polmoni (vedi la foto) non ha completato la ricerca, la mappatura, l’identificazione e persino i contatti con le ditte che eventualmente potrebbero intervenire prontamente al recupero e allo smaltimento?
Eh, no! L’ammiraglio ha fatto bene, anzi benissimo (a parte il fatto che la sua nomina dal Ministero è stata contestata dopo mesi e mesi da un altro apparato dello Stato, contestazione per molti di incredibile assurdità, al momento in naftalina ma sempre latente) ma ora si scopre, dopo un anno e decine e decine di solleciti urgenti, che occorre per procedere al recupero delle “ecoballe”, “uno strumento straordinario”. Tradotto: occorre nominare un altro commissario – o conferire a Caligiore uno specifico ulteriore potere – per evitare di dover fare una gara europea per il recupero. Gara che, secondo la nostra burocrazia, richiederebbe almeno 6/8 mesi di tempo. Con i poteri attuali, Caligiore non può far niente.
Davvero, facciamo fatica a trattenerci. E possiamo anche capire l’amarezza, lo scoramento e il giramento di c…i del povero Caligiore di fronte a questa ulteriore pensata. Da buon militare rifiuta ogni commento. Ma non ci voleva che questa ennesima conferma per dimostrare come il nostro paese non muoia di Covid, ma di burocrazia deteriore.
Antonio Fulvi