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Sulla crisi dei traffici nei porti il “miracolo” del fuel ai minimi

LIVORNO – Mettiamola così: la crisi mondiale dell’economia, che è già partita come prima (ma non solo) conseguenza della pandemia, sta sviluppandosi in modo diverso sui vari settori della catena produttiva e logistica.

Partiamo dalle navi: paradossalmente la pandemia ha fatto ruzzolare il prezzo del greggio a livelli record e quindi il fuel navale costa molto meno: tanto meno che, come abbiamo scritto anche di recente, sono sempre più le compagnie che tra il Far East e l’Europa hanno addirittura sostituito il costoso passaggio da Suez con il periplo dell’Africa. Servono da 3 a 4 giorni in più ma si guadagna sul fuel. Attenti però: il sistema non sembra altrettanto favorevole per il Mediterraneo, perché su quella rotta bisognerebbe rientrare da Gibilterra e i tempi si allungherebbero ancora. Conclusione: i porti dell’Atlantico del Nord Europa sono al momento favoriti. Per noi non è un vantaggio.

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In compenso, il fuel più economico aiuta le grandi compagnie di navigazione a tagliare i propri costi. Meno merci da trasportare vuol, dire razionalizzare, riducendo il numero delle navi. Una decina di giorni fa Augusto Cosulich, che opera a livello mondiale anche sul bunkeraggio, ricordava in una intervista che “per gli armatori il costo del fuel è una manna dal cielo”, malgrado il calo dei traffici per alcune grandi compagnie, specie tra quelle che operano sul Far East, ha sfiorato il 50% (Cosco). Cosulich non ha messo ancora la gente in cassa integrazione, l’azienda è sana. E le prospettive? Ishallah, lo sa soltanto Iddio. Nessuno dimentica che c’è anche l’alternativa della rotta polare, che penalizzerebbe altrettanto il Mediterraneo. Doppio Ishallah.

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Malgrado il piagnisteo di molti settori produttivi, che chiedono supporti robusti dallo Stato e dalla UE (e realisticamente parlando, ne hanno pure bisogno), alcuni produttori non hanno smesso di lavorare: e di spedire le merci. Il terminal Lorenzini della sponda Est della Darsena Toscana a Livorno continua a lavorare anche nel project cargo, con il Middle East in particolare, che è sempre stato uno dei punti forti. I cali di traffico, specie nei containers, ci sono stati anche per loro, ma stringendo i denti si va avanti, con determinazione e con il pieno impegno di tutti. Il management giovane che affianca Enio Lorenzini sta facendo “miracoli”. Il multipurpose in questo caso aiuta, a cominciare dai traffici che ancora tirano, come (ne abbiamo scritto di recente) i forestali.

E così nel terminal TDT sempre in Darsena Toscana. Ci dice Marco Mignogna, direttore generale, che fino ad oggi il calo del traffico nei contenitori si può valutare intorno al 25% e che il lavoro ha tenuto grazie in particolare a molti trasbordi. Che però stanno rallentando. Livorno è tra i porti che hanno sofferto meno, perché i mercati di riferimento storici, gli USA e il Brasile, bene o male stanno tenendo; e perché il porto ha una robusta struttura di magazzini, che hanno consentito di stivare le merci in arrivo (e anche quelle in partenza) come polmone per lo shipping. I magazzini però ormai sono pieni, malgrado il polmone del retroporto “Vespucci”. E se la crisi dovesse continuare ancora per molto, i guai sarebbero seri. Ipotesi di durata? Mignogna è un positivo, ma è anche realista e ne ha viste, nella sua carriera, di cotte e di crude. “Ho l’impressione che ci vorrà ancora del tempo prima di tornare a respirare – dice – almeno un paio di mesi per capire”. Intanto si sta impegnando a ridurre come può la crisi per i lavoratori: ricorso a ferie concordate, qualche alleggerimento, poca (per ora) cassa integrazione. Il possibile.

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Per tutti i porti, e in particolare per quelli che hanno terminal in concessione, si sta ponendo il problema del pagamento delle concessioni doganali. In generale, a fine aprile o entro maggio vengono richiesti dalle AdSP anticipazioni sulle concessioni stesse, salvo conguaglio a fine anno. Da Assiterminal ma non solo, sono state presentate al governo nazionale formali richieste di azzerare almeno per quest’anno gli oneri concessori, in attesa della sospirata ripresa. Sarebbe un aiuto vero, sia sul piano economico che finanziario di cassa. Ma al momento da Roma non c’è stata alcuna decisione ufficiale e solo l’assicurazione che “si sta studiando come fare”, viste le normative stringenti. Tagliare il nodo gordiano della burocrazia? Pare che vada oltre le forze di chi ci governa.

A.F.

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Pubblicato il
9 Maggio 2020
Ultima modifica
11 Maggio 2020 - ora: 08:13

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