Il Pireo verso l’Europa in ferrovia su Budapest
ROMA – C’è chi tiene gli occhi sul dito e chi ancora riesce a guardare la Luna. Ovvero, oltre l’ombelico del nostro Paese, squassato dal Covid-19, dalle polemiche sulle terapie e dal terrore (giustificato) della epidemia bis, quella economica.
Guardando la Luna, non è sfuggita ai grandi operatori della logistica nazionale la notizia che la Cina, in forte rilancio di iniziative dopo aver debellato (almeno, così dice lei) la pandemia, ha sottoscritto un accordo con l’Ungheria per finanziare una rete ferroviaria ad alta velocità che da Budapest arriverà a Belgrado, per poi riallacciarsi a una analoga tratta destinata a raggiungere il Pireo. Particolare inquietante, i dettagli tecnici dell’accordo, compresi quelli relativi alla gestione del collegamento, sono al momento secretati.
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La sostanza della notizia è che il collegamento ad alta velocità – e si presume ad alta capacità – che unirà Budapest al Pireo eliminerà buona parte dei problemi che da quest’ultimo porto, ormai da tempo in mano alla gestione cinese, esistono per arrivare nel Centro e Nord Europa. È un segnale d’allarme per i nostri porti sia dell’alto Adriatico – Venezia ma in particolare Trieste – che del Sud Italia: e visti i tempi dei lavori finanziati al cinesi, non c’è da sperare che si parli di problemi solo per le generazioni future.
La “Via della Seta” continua ad essere per la Cina un programma valido e vitale. E preoccupa un po’ il fatto che l’Italia, unico paese d’Europa ad aver anticipato il resto della UE nel sottoscrivere il programma cinese, stia adesso rischiando di essere by-passato nei suoi porti proprio dal cinese Pireo. Vero è che come diceva Mao l’economia – come le rivoluzioni – non è un ballo a corte. Ma se dev’essere roba da gente dura, non sarebbe il caso che anche i nostri duri (se ci sono) cominciassero a giocare?
A.F.
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