Le dame i cavalieri, le armi e gli amori
LIVORNO – Siamo in guerra, ormai è chiaro. E in guerra non ci sono mezze misure: dobbiamo stare chiusi in casa più che si può, ma lavorare più che si può. Il dopoguerra sarà altrettanto duro, forse non immaginiamo nemmeno quanto. Ma dannarci ora non ha senso, singolarmente.
E allora? Allora, la nostra foto qui sopra – scattata da Sofia Fernandez Stenstrom per il sito GWEP – vuole essere un messaggio di speranza e insieme di “alleggerimento”: così il guerriero medioevale catafratto l’abbiamo messo a fare la guardia alla bella giovane donna chiusa sulla soglia di casa. Che a sua volta gli si affida, inerme e coperta solo dai suoi lunghi capelli.
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Un quadretto che forse tutti noi uomini, oggi o ieri, abbiamo idealizzato, leggendo da ragazzi di Orlando, Astolfo, Angelica e Rodomonte. “Le dame, i cavalieri, l’armi e gli amori, le cortesie, le audaci imprese io canto” scriveva aprendo il suo celebre poema l’Ariosto. Per tutti noi, donne e uomini, le audaci imprese d’oggi sono contro un nemico assai peggiore dei saraceni di allora, che avevano, a loro modo, il codice dei cavalieri.
Forza dunque: proviamo a farci una risata, o almeno un sorriso. Dicono che quando il gioco si fa duro, i duri cominciano a giocare. Proviamoci, ogni giorno che passa è un giorno guadagnato.
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Ci consola, almeno in parte, che dopo un’iniziale isteresi la macchina della solidarietà e della tecnica stia cominciano a marciare bene. Riceviamo di ora in ora annunci di ditte che stanno producendo – e spesso regalando – decine di migliaia di mascherine. Cinesi, russi, israeliani e anche statunitensi inviano aerei con attrezzature, respiratori, e anche specialisti. Non è un caso che siano proprio questi paesi a darci una mano: sono quelli più avanzati nello studio della guerra batteriologica, e che più hanno sviluppato – non solo durante la guerra fredda – i sistemi per difendersi da aggressioni di del genere. Ricordiamoci che già nel 1991 durante Desert Storm i soldati americani temevano le armi chimiche e batteriologiche di Saddam; tanto che le prime linee indossavano speciali tute ai carboni attivi e avevano scorte di pastiglie anti-virus contro una minaccia che poi si rivelò inesistente.
Erano difese che funzionavano, ma che avevano da parare i colpi di aggressori studiati da tempo: e che avrebbero colpito solo su aree ristrette. Questa invece è una guerra mondiale contro un aggressore che ancora oggi è semisconosciuto. Ecco perché dobbiamo stringere i denti e dare fiducia alla scienza. Vinceremo, vinceranno. Intanto, proteggiamo la bella che si affaccia alla porta affidandosi a noi che la difendiamo con tutto quello che ci dicono di fare. Sorridendo, se ce la fate.
A.F.
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