La catena logistica nel Veneto garantisce la tenuta dell’economia
VENEZIA – La piena operatività dei porti di Venezia e Chioggia è stata confermata dal presidente dell’AdSP Pino Musolino in una delle prime video conferenze stampa organizzate da una autorità portuale dopo l’avvento del Covid-19. Musolino, accanto ai vertici delle categorie degli operatori del sistema veneto, ha rassicurato sul funzionamento della catena logistica che garantisce la tenuta complessiva del tessuto economico del territorio ma soprattutto, nell’immediato, i rifornimenti di beni primari fondamentali quali gli alimentari e biomedicali.
Primo fra i sistemi portuali italiani a sperimentare l’attuale situazione emergenziale – ha ricordato – e a stilare insieme agli operatori un protocollo di sicurezza per il lavoro a terra e sulle navi – poi ripreso dal MIT ed adottato dagli altri sistemi – quello veneto si è mosso in anticipo sugli altri anche per dare la possibilità alla stampa di interagire e comunicare direttamente.
La situazione dei traffici nei due porti ha tenuto il passo: il segno è stato positivo in febbraio (+4,3%) con una lieve diminuzione nei primi di marzo (-10% delle toccate) dovuta alla flessione del consumo dei prodotti petroliferi e chimici trasportati, ma il cambiamento – ha informato Musolino – ora è radicale, e l’auspicio più ragionevole è di una tenuta della posizione o, quantomeno, di non arrivare ad una situazione molto compromessa. Le uniche previsioni possibili ora sui traffici sono quelle degli analisti – ha detto il presidente – che parlano di una perdita nei porti cinesi di circa l’11% corrispondente a 17 milioni di container – che potrebbero diventare quindi un totale di circa 80 milioni di TEUs in meno movimentati nel mondo a fine 2020.
Ma a preoccupare il sistema veneto – oltre alla mancanza di dispositivi di sicurezza individuale – è la chiusura che dal 25 di marzo in poi ha riguardato tante aziende i cui magazzini non possono più ricevere quelle merci che, partite 40 giorni fa dalla Cina, continuano e continueranno ad arrivare con il rischio dell’intasamento dei piazzali portuali. Su questo punto il neo ad del terminal Vecon Alessandro Becce ha richiamato l’attenzione affinché il sistema delle consegne, in particolare quelle essenziali, non vada in crisi: situazione per la quale è indispensabile un’azione di coordinamento fra agenti, spedizionieri e dogana per riuscire ad identificare in anticipo, prima dello sbarco, i containers che hanno questa priorità e permettere al terminal di gestire adeguatamente il piazzale. La richiesta di lasciare aperti i magazzini è stata comunque presentata al governo dalle categorie degli operatori; si attendono risposte e, come ha sottolineato Andrea Scarpa, Assosped: “Con la loro apertura si consentirebbe di non interrompere il lavoro anche alla parte logistica”. Naturalmente, quello che preoccupa davvero, è il rischio che tante aziende, tante fabbriche, non riescano più a riaprire. Purtroppo le esigenze che a breve saranno imprescindibili per tutti, quali i pagamenti nella catena delle forniture, non hanno ancora risposte e – storia vecchia nel nostro Paese – mancano i regolamenti attuativi per applicare le norme del Decreto (Giorgio Satini, FAI-Veneto).
“Mai come ora – ha detto Musolino – la burocrazia, che con i suoi infiniti passaggi già soffocava il Paese, può dargli il colpo di grazia. Per questo l’intero sistema delle 16 autorità portuali ha già stanziati circa 1 miliardo di euro pronti per interventi che potrebbero essere cantierati o cantierabili a brevissimo tempo, utili ad iniettare una liquidità importante sui territori e sulle imprese che sono fermi per ragioni di carattere meramente burocratico; in questa fase sarebbe più importante permettere che questa liquidità si riversi nel sistema per far partire un effetto moltiplicatore che sicuramente andrebbe oltre quell’importo. Queste risorse già ci sono, va permessa la loro spesa, e dovrebbero usufruire di un carattere preferenziale viste le condizioni del momento. Come Assoporti, abbiamo recentemente chiesto al ministro di adottare, almeno per un periodo determinato, le misure commissariali che sono state utilizzate a Genova con il decreto “Ponte Morandi”, per sbloccare questo ingente quantitativo di risorse pubbliche.”.
È necessario, per l’intero sistema logistico che si prospetta significativamente diverso da qui a sei mesi – ha poi concluso Musolino – che l’Italia sia in grado di mettere in piedi scelte e pianificazioni importanti e reattive sul breve – medio e lungo periodo, altrimenti da questa crisi non ne usciremo, o ne usciremo più lentamente di tutti gli altri.
Cinzia Garofoli