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Visita lampo del ministro De Micheli su politica e piani in Darsena Europa

Nella foto: Il tavolo delle autorità locali con al centro il ministro Paola De Micheli in Fortezza Vecchia.

LIVORNO – Toccata e fuga due giorni fa per l’annunciata e attesa visita del ministro Paola De Micheli. Niente giro sul porto, ma una breve apparizione alla mostra di Modigliani, una “iniziativa politica” al LEM – con tanto di interrogativi più o meno espressi sulla possibile durata del suo governo – e infine dalle 15, con una buona ora di ritardo sul programma, in sala Ferretti della Fortezza Vecchia per la presentazione da parte dell’AdSP del progetto preliminare della Darsena Europa, con un focus sulle opere foranee da finanziare attraverso i fondi statali. Mancano, nella sostanza – ha detto Corsini – 200 milioni che però possono essere trovati nei fondi 2018 delle opere pubbliche nazionali.

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Un fulmineo filmato della Scovavento, vero e proprio rendering virtuale di come saranno le due prime fasi della Darsena Europa, ha preceduto la tavola rotonda in cui le autorità se la sono cantata, tra richieste, proposte, promesse e analisi dei tempi. Hanno partecipato il ministro De Micheli, il presidente della Regione Rossi, il sindaco Salvetti, il presidente dell’AdSP Corsini, il direttore marittimo della Toscana ammiraglio Tarzia e Riccardo Breda presidente della Camera di Commercio locale. Il ministro da parte sua ha fatto il ministro: ha detto che le opere infrastrutturali sono importanti benvenute, saranno appoggiate dal suo governo, anche e specialmente quelle portuali perché l’Italia deve riappropriarsi dei milioni di tonnellate di merci che transitano dagli scali del Nord Europa invece che dai nostri. “Appoggeremo in pieno – ha detto ancora – questo grande progetto di Livorno e mi impegno non solo a parole, nell’ambito della programmazione nazionale”.

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Ci sarà tempo, ovviamente, per delibare quanto emerso dal dibattito. Dove alle crude analisi sulla crisi ormai permanente delle infrastrutture del Paese, si sono affiancati gli annunci di piani d’emergenza che hanno coinvolto anche e specialmente i porti. In particolare Genova e Savona, massacrati dall’isolamento autostradale causa frane. Il ministro non ha nascosto i problemi dello Stato, stretto tra le tante urgenze e la coperta più che corta della finanza pubblica. Ma ha speso, come detto sopra, parole di grandi disponibiltà. Nella tavola rotonda che è seguita, dopo i saluti istituzionali, si è parlato molto dell’inserimento dei collegamenti del porto con le grandi reti infrastrutturali – autostradali e ferroviarie – dei piani europei TEN-T, a partire dallo “scavalco” con il Vespucci al superamento del nodo ferroviario di Pisa, fino all’ingrandimento delle gallerie della dorsale appenninica. Tutti temi che il ministro De Micheli e il presidente della Regione Rossi avevano già dibattuto in precedenza in un incontro dedicato.

 

Morale: fare i conti con i conti

LIVORNO – Dice il vecchio adagio che una rondine non fa primavera. Tradotto: un ministro non fa un governo, anche se Paola De Micheli non è l’ultima ruota del carro e se ne intende. Ma alla fine dei conti, dall’incontro di due giorni fa sono emersi come fondamentali proprio i conti: ovvero, per le opere foranee a difesa della futura Darsena Europa occorre che lo Stato stanzi 200 milioni. Sono tanti, sono pochi? Secondo il presidente Stefano Corsini, pochi o tanti che siano, sono soldi che ci sono: già nel calderone della Finanziaria del 2008, dove andrebbero ripescati. Il diritto a riprenderceli, ha detto nella sostanza Corsini, è sancito dal fatto che abbiamo l’unico progetto portuale in Italia che ha tutte le carte in regola – comprese quelle dei passaggi burocratici – per andare avanti senza dover scontare altre odissee cartacee.

Alla base di queste affermazioni c’è e continua ad esserci molto lavoro. Compreso quello con Pisa, che nei giorni scorsi ha steso la mano e vuole, in sostanza, compensazioni per i possibili (ma non probabili secondo i tecnici) influssi negativi della Darsena sui suoi litorali. Corsini ha già risposto che dai dragaggi arriveranno 5 milioni di metri cubi di sabbia pulita che andranno a ripascere Marina di Pisa. Non è poco: in più è già avviato il relativo studio (per il quale il sindaco di Pisa ha presentato il suo conto: 30 mila euro) sulle correnti e l’influenza delle stesse sulle spiagge quando saranno deviate. Sommessamente sarebbe il caso di ricordare a Pisa che il “loro” Scolmatore riempie regolarmente di merda (chiedo scusa: detriti e fanghi) la nostra Darsena Toscana imponendoci ciclici dragaggi senza alcuna compensazione da parte di loro. Ma siamo signori e andiamo avanti. Del resto è storia sancita dalla vulgata popolare: meglio una disgrazia che un pisano all’uscio. Figuriamoci tanti pisani.

Antonio Fulvi

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Pubblicato il
30 Novembre 2019

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