Evitare la delocalizzazione di armatori italiani storici

Mario Mattioli
ROMA – Gli esempi di delocalizzazione di grandi realtà produttive nazionale (si veda il progetto di fusione PSA-FCA con sede trasferita in nord Europa) cominciano ad essere preoccupanti. Così, per evitare che anche gruppi armatoriali nazionali “scappino via” Confitarma da tempo porta avanti con la finanza – dice una nota della confederazione – “un dialogo sulle specificità del settore marittimo, per sua natura ciclico, da cui è emersa l’esigenza di una nuova fase di sviluppo delle aziende, che riporti a sette, dieci o più anni l’orizzonte temporale dell’investimento per tornare ad una partnership virtuosa tra industria e credito”.
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Mario Mattioli, presidente di Confitarma, nel suo intervento di saluto al forum “Economia del mare e nuovi modelli di Governance”, organizzato il 4 novembre scorso dall’ordine dei dottori commercialisti e degli esperti contabili di Napoli, ha ribadito quanto già detto in occasione dell’Assemblea annuale aggiungendo che “è necessario un tavolo di confronto con il Governo per la creazione di un intervento di natura istituzionale, che eviti la delocalizzazione o, peggio, la scomparsa di aziende storiche. I comparti del carico secco e petrolifero sono i più colpiti con molte aziende localizzate anche nel nostro Mezzogiorno, territorio che già sconta importanti difficoltà”.
Mattioli ha proposto che il Governo, tramite un veicolo istituzionale come la Cassa Depositi e Prestiti, promuova un intervento integrativo che tenga insieme banche, fondi ed investitori privati, ad esempio attraverso il ricorso ad un ELTIF (European Long Term Investment Fund), di tipo infrastrutturale istituzionale. Ciò al fine di finanziare, al fianco dei privati, aziende in fase di turn around ma anche in aziende in fase di sviluppo. “Una tale struttura che co-investa al fianco dei soggetti già presenti, renderebbe più attrattivo l’investimento nel nostro settore”.
Il tema dei rapporti tra banche e armamento è stato anche al centro del tavolo tecnico con ABI, Banche e Fondi a Roma a margine dell’assemblea Confitarma.
A differenza dei precedenti incontri, Confitarma ha ritenuto opportuno unificare i tavoli tecnici per segnare l’integrabilità delle diverse forme di finanziamento che consentiranno in prospettiva il graduale rilancio dell’industria armatoriale italiana.
Dalla riunione è emerso, secondo Confitarma, un quadro d’insieme confortante “sia per la positiva propensione di alcuni nuovi attori bancari, sia per la volontà di alcuni fondi, protagonisti di recenti operazioni di turn around su aziende associate, di voler attivare il canale bancario quale ulteriore leva per lo sviluppo delle aziende partecipate risanate”. Prospettive vengono dall’applicazione delle Regole di Basilea 3.5, Introduzione dei nuovi criteri per la concessione del credito.
In particolare, per quanto riguarda la discussione in corso a livello europeo sul Sustainability and Green Supporting Factor, è stato ricordato l’importante lavoro che Confitarma sta svolgendo sia in ambito nazionale che in sede europea attraverso l’attiva partecipazione al Group of Experts dell’ECSA, l’associazione degli armatori europei.
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