Assarmatori contro la “marginalità” riservata all’economia del mare

Nella foto: Il presidente Stefano Messina.
ROMA – Il primo Annual Meeting di Assarmatori che si è tenuto nei giorni scorsi nella capitale ha fatto il punto sulle esigenze della categoria e del cluster ed ha indicato le azioni che l’associazione porterà avanti per soddisfarle.
Nella sua relazione il presidente Stefano Messina ha evidenziato la necessità di contrastare ”l’ingiusta marginalità“ riservata all’economia del mare che invece rappresenta dai dati di Unioncamere il 3% del PIL italiano; in pratica circa 45 miliardi di euro che danno lavoro a più di 880.000 persone ed ingenerano inoltre nell’economia nazionale l’attivazione di 130 miliardi di euro – valore ben superiore a quello prodotto dall’automotive (93 miliardi) ritenuto l’asse portante produttivo italiano.
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Nella foto: La consegna del premio istituito da Assarmatori per chi si è distinto in azioni di valore nell’esercizio delle sue funzioni all’equipaggio della motovedetta SVHCP2115 Andrea Avellino, Michele Ferri, Alessandro Albani. Con loro, secondo da dx, l’ammiraglio Ispettore Capo Giovanni Pettorino.
Una mentalità che deve dunque cambiare considerando non soltanto che il nostro paese – seconda “fabbrica” europea – importa ed esporta il 90% dei carichi via mare, ma anche l’attuale contesto di crescita del commercio internazionale e della centralità che ha l’Italia come porto di accesso all’Europa e come cerniera logistica nel Mediterraneo per raggiungere Africa, Medio Oriente e la costa meridionale europea.
Assarmatori scenderà quindi in campo – ha detto il presidente – per contribuire ad un risultato utile non solo agli armatori ma a tutto il cluster marittimo e che possa incidere anche a livello politico per la ripresa e la crescita della Blue Economy.
Fra i primi macro-temi da affrontare secondo l’associazione c’è quello del fallimento dell’Unione europea nel campo delle politiche marittime con particolare riguardo all’inesistenza di una politica marittima mediterranea che in questi anni ha consentito l’attribuzione di privilegi ai paesi del Nord Europa; e che quindi dovrà essere prioritariamente elaborata per far sì che l’Italia abbia quanto le spetta in termini di protezione, supporto ed incremento dei traffici sia nazionali che di collegamento con paesi mediterranei extra UE; verso i quali le politiche di coesione risultano indispensabili in questa fase. Anche per questo l’associazione, che rappresenta attraverso le compagnie associate più di 450 navi con la maggiore concentrazione a livello mondiale di navi traghetto per passeggeri e merci, auspica l’elezione di un italiano al ruolo di Commissario europeo ai Trasporti.
Altro tema cardine per Assarmatori è la Via della Seta che è vista come una grande opportunità per il rilancio dei porti italiani a condizione che le regole dell’economia di mercato vigenti in Europa siano tenute ben presenti dalla Cina; e che i governi (nazionali ed europei) vigilino a questo scopo “per proteggere gli operatori già attivi in questo mercato da quelle iniziative che non rispettano le regole che ben conosciamo – ha detto il presidente – a partire da quelle che vietano gli aiuti di Stato; ovvero pregiudichino gli interessi del Paese nell’esercizio delle proprie infrastrutture strategiche”. Per partecipare a questo grande progetto servono però porti dragati, connessioni fra porti e reti ferroviarie in grado di trasportare i nuovi container; occorre dunque lo sblocco degli investimenti in infrastrutture.
La proposta di Assarmatori – ha continuato Messina – è di costituire da subito un tavolo permanente con componenti politica-industria-shipping che in tempi strettissimi aiuti a redigere le regole in tema di trasporti ed infrastrutture indicando le priorità per la realizzazione delle opere, i tempi necessari e le politiche commerciali e fiscali che l’Italia deve adottare.
Nella sua relazione il presidente ha toccato moltissimi punti sui quali l’associazione è concentrata: da quello delicato del lavoro (le sue aziende hanno 60.000 addetti in terra e in mare e proprio in questi giorni è stata aperta una trattativa con i sindacati per il rinnovo dei CCNL) per il quale – ha detto – si sta progettando un complesso processo di armonizzazione per dotare il settore di un unico strumento contrattuale, a quello del Registro Internazionale per evitare la migrazione verso bandiere di convenienza, con una proposta al Governo di decontribuzione per il marittimo italiano o europeo (realmente residente in Italia) anche quando lavora su navi con bandiera europea (e non solo italiana). Ha poi ricordato che la Block Exemption Regulation – che permette dal 1995 accordi fra le compagnie per la locazione di spazi di stiva su navi della concorrenza, va in scadenza nel 2020, ed in caso di non rinnovo potrebbe – sovvertendo una situazione ormai consolidata in un paese molto dipendente dal trasporto via container – indebolire la capacità delle industrie italiane per colpa dei ritardi e dei maggiori costi. Sul tema dell’integrazione verticale che riguarda l’estensione delle attività degli armatori anche a terra fino alla gestione dei terminal e dei trasporti Messina ha chiesto di considerare che il fenomeno è mondiale e non si può remare contro la necessità di investire – da parte di chi ne ha la possibilità – per assecondare le esigenze di un mercato che chiede navi più grandi per i volumi in crescita. Assarmatori è inoltre impegnata nel chiedere al Governo un Marebonus per le Autostrade del Mare – servizio essenziale per il Paese – che preveda sostegni agli armatori anche considerando la strategicità dei collegamenti con i vicini paesi terzi del Mediterraneo e con la struttura della nostra penisola che vede al suo interno linee che collegano due porti della stessa. Fra i molti temi citati dal presidente sui quali sta lavorando la struttura tecnica dell’associazione quello dell’inquinamento atmosferico: Assarmatori si prepara da tempo, come tutta la categoria, alle prossime scadenze del 2020, con l’acquisto di carburante più pulito – e più caro, – con altre modalità (investimenti su scrubber) e valutando l’uso del combustibile alternativo GNL. Lavora con il MIT, Assoporti ed Assocostieri per far fronte alla mancanza di infrastrutture di distribuzione di gas o di elettricità in banchina: un tavolo sul Gas è stato costituito ed ha chiesto al ministero di accelerare le soluzioni. Nella visione del presidente l’Italia, per far sopravvivere le sue industrie, deve essere porto di primo destino o prima partenza delle merci e deve organizzarsi nell’adattare, in modo capillare, i suoi scali a navi sempre più grandi.
Nella conclusione del suo intervento il presidente Messina ha chiesto al ministro Toninelli l’immediata convocazione della Conferenza Nazionale dei Presidenti delle AdSP affinché si possa procedere alle decisioni strategiche della logistica portuale italiana e consentire sviluppo ai traffici.
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Il tema del grande progetto cinese è emerso più volte negli interventi dei relatori nel seguito dell’incontro evidenziando posizioni anche molto diverse. L’ex presidente del Consiglio Enrico Letta in termini preoccupati ha richiamato la necessità di creare un asse con la politica al timone in Europa per evitare di dover contare fra qualche anno “morti e feriti”. Anche il parere di Letta è che si debba lavorare ad avere un italiano come commissario europeo ai Trasporti invece che alla Concorrenza. Di parere completamente diverso in tema di “invasioni” cinesi quello del Ceo Fincantieri Giuseppe Bono che non ne ha alcun timore intravedendo semmai il pericolo nell’India, ma ha invece sollecitato l’attenzione a non invischiarsi con interpretazioni di norme sulla concorrenza che ci hanno finora impedito di raggiungere successi nelle operazioni industriali. Bono ha inoltre annunciato che Fincantieri sta lavorando con Enel per elettrificare le banchine di tutti i porti italiani permettendo costi di servizio economicamente competitivi rimuovendo finalmente il principale ostacolo all’utilizzo di questo strumento “verde”. Da parte dell’economista Giulio Sapelli l’invito a stare con gli Stati Uniti in questo attuale duopolio fra le due superpotenze con la precisazione che comunque la direzione mondiale sarà di chi riuscirà a controllare il continente africano. L’intervento del coordinatore europeo delle Reti TEN-T Carlo Secchi ha aggiornato sulle possibilità di finanziamento alle reti di trasporto che saranno in grado di integrare gli elementi di multimodalità, sostenibilità e digitalizzazione ed inoltre su una facilitazione che sarà a regime a settembre rivolta a ferrovie e combustibili alternativi che potrà essere utilizzata anche per il rinnovo delle flotte ai fini di una loro maggiore efficienza. L’armatore Achille Onorato ha appunto parlato del necessario rinnovo delle flotte quale sfida attuale per le compagnie di traghetti lamentando l’assenza dell’Europa nel non aver dato in questo senso un aiuto ai piccoli armatori negando così una ripresa anche a quei piccoli cantieri che oggi non riescono ad essere competitivi. Altro punto importante per Onorato: la necessità di sbloccare i cantieri delle opere che impediscono il corretto flusso dei trasporti per evitare che questi vengano dirottati verso i paesi del Nord Europa. La mancanza di un vero porto hub italiano a servizio del mercato europeo è stata segnalata da Fabrizio Palenzona, presidente di Conftrasporto Confcommercio che ha sottolineato l’assenza della politica dei trasporti, fondamentale per lo sviluppo economico italiano.
I lavori sono stati conclusi dal ministro delle Infrastrutture e Trasporti Danilo Toninelli che al riguardo dei dragaggi bloccati dalla burocrazia si è detto convinto che con lo “sblocca cantieri” si stiano facendo passi in avanti ed ha informato del tavolo aperto con il ministro Costa su questo tema. Per quanto riguarda la conferenza dei presidenti delle AdSP ha informato che questa verrà riconvocata e che è attesa l’unità di intenti dagli operatori ed infine ha dato la notizia di 242 milioni di euro destinati ai collegamenti ferroviari dei porti di Trieste, Ravenna, Brindisi e Livorno.
Cinzia Garofoli
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