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OLT Offshore e ambiente risultati migliori dei limiti

Nella foto: La HSEQ manager OLT Offshore LNG Toscana Monica Giannetti.

LIVORNO – I dati del Rapporto 2018 sulla sostenibilità e sicurezza di “FSRU Toscana”, nella giornata del Summit livornese di cui parliamo in questa pagina, sono stati introdotti dall’amministratore delegato OLT Alessandro Fino ed esposti nel dettaglio dalla HSEQ manager Monica Giannetti. Fino ha premesso con soddisfazione che l’infrastruttura energetica, oggi utilizzata quasi al 100% delle sue possibilità, con una capacità di rigassificazione di 3,75 mld di metri cubi annui contribuisce alla diversificazione delle fonti di approvvigionamento del gas coprendo attualmente circa il 5% del fabbisogno nazionale; ma è utile anche come combustibile alternativo a quelli tradizionali sia per il trasporto marittimo che per quello terrestre. Operativo dal 2013, il rigassificatore offshore riceve oggi carichi da navi provenienti praticamente da tutto il mondo, con frequenza settimanale. “L’obiettivo della società – ha spiegato l’amministratore delegato – è quello di fare impresa, ma solo nell’imprescindibile rispetto dell’ambiente”. I risultati esposti al convegno riportano incidenti pari a zero così come pari a zero sono i rischi per l’ambiente che il terminale ha prodotto in questi anni di attività.
“Sia per le emissioni in atmosfera che in acqua i risultati sono eccellenti, ma a nostro parere non basta rispettare i limiti imposti dalla legge – ha proseguito l’AD – il nostro obiettivo è infatti quello di migliorarci costantemente e questo lo facciamo pianificando: grazie a sistemi di controllo delle attività di gestione monitoriamo i processi e formiamo persone altamente qualificate che gestiscono i terminali con trasparenza e professionalità”.[hidepost]
Nello specifico i dati esposti dalla responsabile Monica Giannetti su sicurezza e ambiente 2018 sono stati preceduti dalla precisazione che l’impianto che dista 12 miglia nautiche dalla costa toscana ha un’area di interdizione di navigazione di 2 miglia oltre ad una ulteriore area di 3 miglia di rispetto; che quindi gli incidenti soggetti a valutazione sono solo all’interno di questo raggio e pertanto non esiste impatto sulla popolazione o sito vulnerabile. Giannetti ha confermato che dal 2013 al 2018 non è stato registrato nessun incidente seppur minimo che abbia comportato rilascio di sostanze pericolose in mare o in atmosfera e nessun incidente che abbia comportato rischio per i lavoratori, sia all’interno che all’esterno. Sulla sicurezza ecco i dati: tasso di frequenza di infortuni a valori trascurabili ed in decremento negli ultimi due anni così come quelli relativi alle possibili anomalie del terminale. La formazione e l’addestramento del personale – incrementate fino a 4000 ore e con 150 prove di emergenza – hanno garantito questi risultati. L’impegno è nella prevenzione dell’incidente con l’analisi dei mancati incidenti e mancati infortuni per agire con azioni cautelative al fine di azzerarne le probabilità così da raggiungere e confermare l’obiettivo “zero infortuni e zero incidenti”.
Questi i dati riassuntivi riguardo agli aspetti ambientali: le emissioni in atmosfera delle due caldaie del terminale per la produzione di vapore occorrente per generare energia elettrica, che bruciano Gnl, relativamente a monossido di carbonio e polveri presentano uno scostamento inferiore dal limite di legge di oltre il 90%, relativamente agli ossidi di azoto lo scostamento inferiore dal nuovo limite di legge – che dall’originario 150mg/Nm3 è attualmente di 100mg/Nm3 – è dal 20 al 30%. Il nuovo limite, che decorre dal 1° luglio 2018, rappresenta l’obiettivo che OLT si era prefissa e che ha raggiunto attraverso una attenta politica impiantistica implementando nuove tecnologie. Per gli scarichi idrici: il processo di rigassificazione utilizza l’acqua di mare cui sottrae calore restituendola con un delta termico contenuto entro i 6° del limite di legge; l’apporto di cloro attivo liquido è pari a circa 0,03/ mg/l, notevolmente inferiore quindi alla concentrazione limite prevista dalla legge dello 0,2% mg/l.
Riguardo alla produzione di rifiuti: negli anni è diminuita da 5.500 tonnellate annue a 3.500, e permane l’obiettivo di ulteriore riduzione. Questo corposo risultato è stato ottenuto grazie a una modifica impiantistica del trattamento dei reflui (acque nere ed acque grigie prodotte nel terminale) che permette di “pulire” le acque prima di restituirle al mare invece di trattarle come un rifiuto.
L’ultimo aspetto ambientale descritto dall’ingegner Monica Giannetti ha riguardato il monitoraggio marino: in sei anni di costante rilevamento danni non si è registrato alcun rischio per la fauna dovuto alla presenza del terminale. Proprio in questi giorni il Centro Universitario di Biologia Marina sta svolgendo la sua attività di controllo in mare prelevando i campioni dai sedimenti, dalla colonna d’acqua e dal biota, con attenzione al rumore e all’avvistamento dei cetacei. Tutti questi dati ad oggi non sono variati a causa della presenza del terminale.
Cinzia Garofoli

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Pubblicato il
20 Marzo 2019

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