Dai Rimorchiatori Napoletani l’orgoglio di una ripartenza dell’intero cluster

Gianni Andrea de Domenico
NAPOLI – Per i Rimorchiatori Napoletani, storica società presieduta dall’ingegner Gianni Andrea de Domenico, l’attenzione alla sicurezza nei porti non è solo un obbligo ma una vera predisposizione che, da molti anni, si è tradotta anche in un impegno in prima linea nella prevenzione infortuni attraverso investimenti in autorevoli ed innovativi studi; gli ultimi dei quali, in ordine temporale, saranno presentati nella sessione Safety & Welfare della Port&ShippingTech. In questa intervista il presidente de Domenico ce ne dà una anticipazione. È anche l’occasione per fare con lui il punto sui temi del più grande porto campano.
Presidente, la lunga crisi economica che abbiamo vissuto si è ripercossa anche sulle misure di sicurezza nei porti determinando un minor ricorso, ove possibile, anche ai vostri servizi. Qualcosa è cambiato in questi ultimi anni?
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La crisi di qualche anno fa è lievemente diminuita, allentando un po’ la flessione esasperata sul costo dei servizi di sicurezza. Ma direi che soprattutto è la cultura della sicurezza che è molto cresciuta in questi anni. L’incidente alla torre dei Piloti di Genova in questo senso ha rappresentato per tutto il settore, quello armatoriale in particolare, una vera doccia fredda. Tutto l’ambiente si è responsabilizzato ed oggi il tema della corretta valutazione dei rischi nelle manovre portuali sta diventando un argomento molto sentito fra tutti coloro che sono tenuti ad assicurarla. Noi ne abbiamo capito la necessità da molto tempo ed oggi partecipiamo volentieri ai vari tavoli portando la nostra esperienza e mantenendo il nostro servizio sempre al massimo della qualità e dell’efficienza. Anche dimensionandoci correttamente per non pesare economicamente più del dovuto sull’utenza.
Quale nuovo progetto presenterete alla Port&ShippingTech?
Il Port CDM (Collaborative Decision Making), che è parte del macroprogetto STM finanziato dalla Comunità Europea e che prevede che tutti coloro che lavorano in ambito portuale, dal servizio rimorchiatori ai terminalisti alla Capitaneria di porto diventino fornitori e fruitori di un servizio di corretta comunicazione delle rispettive operazioni. Come organizzatori del servizio implementiamo la nostra procedura di standardizzazione delle manovre che ci consente maggiore cognizione e consapevolezza nelle nostre operazioni. Questo completo quadro informativo permetterà un feedback con la nave informata in anticipo che potrà dare così una giusta valutazione ad un eventuale non ottimale funzionamento, o perlomeno non al livello di quegli standard comunicati ufficialmente, di qualche suo elemento. Ciò consentirà il notevole vantaggio di poter prevedere con chiarezza le operazioni da compiere e la possibilità di intervenire prima che succedano inconvenienti. La nostra partecipazione nel progetto ha fatto anche un ulteriore passo in avanti: oltre che organizzatori del servizio siamo anche sperimentatori della sua applicazione al simulatore elettronico. Attraverso il simulatore di manovra del centro di formazione IMAT di Ischitella che è tridimensionale e a realtà virtuale amplificata stiamo testando una serie di nostre manovre standard per prima validarle e poi adattarle a condizioni di rischiosità crescente. Riteniamo che per un risultato ottimale tutto ciò debba essere svolto alla presenza diretta degli altri attori in ambito sicurezza quali i piloti, gli ormeggiatori, i terminalisti.
In quali altri ambiti del vostro settore può essere utile la simulazione?
In diversi ambiti. Il passaggio successivo – che stiamo già valutando con la IMAT – sarà infatti lo screening pre-assunzione del personale attraverso la simulazione delle condizioni delle operazioni in mare simili a quelle del rimorchiatore. Questo ci permetterà di capire la reale capacità della persona di affrontare le difficoltà, soprattutto psicologiche, che si possono presentare in situazioni di salvataggi in mare agitato o semplicemente trovandosi a ridosso dell’enorme parete di una nave o sotto una prua che ti sovrasta. Situazioni che, una volta vissute, hanno costretto diverse persone a lasciare l’incarico. Potremo inoltre, grazie al simulatore, effettuare questi screening in condizioni non standard anche al personale che è già parte del nostro staff per capire chi è più versato in questo tipo di attività. Tutto questo farà parte di un progetto immediatamente successivo di addestramento e formazione continua dei nostri comandanti.
In ultimo nella simulazione di strumenti innovativi nell’ambito del rimorchio per andare oltre le prove in vasca di progetti già esistenti testando in ambito portuale – considerando le caratteristiche peculiari del proprio porto – quel particolare tipo di rimorchiatore per capire fino a che punto serve quella potenza, o quale manovrabilità è effettivamente più utile, in termini di maggiore risposta al pericolo al di là delle valutazione di routine della sua efficienza nell’ordinario. Questo consentirà investimenti mirati sulle effettive esigenze del porto, evitando costi superflui che verrebbero poi scaricati sull’utenza.
La Rimorchiatori Napoletani opera a Napoli da oltre cento anni e dagli anni ’50 anche a Bari, Gaeta e Taranto. Come si evolve la vostra organizzazione nel tempo?
Dal lato organizzativo ci stiamo dotando di uno skill interno più manageriale rispetto al nostro precedente, che era più di impronta esecutiva. Abbiamo un direttore finanziario per la ricerca delle risorse finanziarie adeguate al nostro livello, stiamo lavorando per trovare un nuovo direttore delle risorse umane in grado di sostituire la figura oggi presente in azienda quando, dopo tanti anni di attività, avrà raggiunto il pensionamento, questo al fine di continuare a valutare e portare a termine le trattative in modo estremamente professionale e, specialmente con riguardo agli operativi, ci stiamo dotando di coordinatori con buona esperienza di conduzione di team complessi come sono i nostri. Stiamo dunque investendo molto nella qualità della risorsa umana a fronte della nostra cresciuta esigenza di avere forze mirate e bilanciate che ci garantiscano la migliore efficienza possibile.
Dopo anni di commissariamento, oggi come vede il porto di Napoli e la sua gestione?
Ho finalmente la sensazione che sia ritornato a quei livelli che meritava dopo tanti anni di sottogoverno e di malessere. Anni nei quali si è avuta l’impressione che ci fosse addirittura una regia per cancellarlo dallo scenario della portualità italiana a favore di altri. Abbiamo visto tornare armatori come Messina, la MSC ha assicurato ancora il proprio interesse per Napoli e per il Terminal di Levante, anche i traghetti di Grimaldi con le autostrade del mare sembra possano ritornare con forza su Napoli. Sono tutti segnali che ci fanno ben sperare per il futuro. Il nuovo presidente è stato molto più utile alla portualità napoletana di quanto potessimo sperare, capace di non sovraesporsi ma presente con gli operatori, capace di presentare le questioni con massima trasparenza e di valorizzare il ruolo dei suoi collaboratori. Lo stesso vale per il segretario generale che ha un approccio molto pragmatico ed un apprezzato profilo non politico.
Per quanto ci riguarda stiamo aspettando la corretta assegnazione degli spazi di banchina perché oggi disponiamo di una buona disposizione logistica, seppure non ancora definitiva. Con preoccupazione sentiamo parlare di potenziali assegnazioni proprio della nostra banchina, nella quale abbiamo fatto investimenti anche nell’elettrificazione sia per migliorare la nostra flotta ma anche perché lo ritenevamo un obbligo morale per ridurre l’impatto acustico e le emissioni inquinanti. Il presidente Spirito ci ha comunque detto che prima di prendere qualsiasi decisione ci ascolterà. Anche solo questo impegno è una novità, dal momento che eravamo abituati a conoscere le decisioni a cose fatte.
A proposito di impatto ambientale e miglioramento della flotta: quali investimenti prevedete in questo senso?
Ritengo che l’elettrificazione delle banchine sia fondamentale per consentire ai porti di vivere una nuova stagione e la stiamo progettando anche sulle banchine degli altri scali in cui lavoriamo. Investiamo molto in ricerca sull’ibrido e stiamo progettando per il 2020-2021 quattro rimorchiatori di alta potenza che avranno una parte diesel ed una motorizzazione integrativa elettrica che permetterà spostamenti in ambito portuale privi di emissioni e la possibilità di presenza operativa immediata (con l’elettricità non c’è bisogno di scaldare i motori). Credo che sarà questo il nuovo standard del futuro nel nostro ramo e penso che potrà essere recepito anche nelle norme, come ritengo sia giusto: operando prevalentemente in ambito portuale abbiamo un dovere ancora maggiore di rispetto di questo ambiente.
Questa edizione della Naples Shipping Week è dedicata a Genova: cosa deve essere fatto perché non si ripetano ancora queste tragedie?
Il nostro patrimonio infrastrutturale, come grande parte di quello abitativo, costruito con cemento armato è ormai arrivato alla scadenza naturale e le manutenzioni sono sempre state ridottissime. Dobbiamo raddoppiare le infrastrutture e correttamente manutenerle. Non è pensabile che per un collegamento strategico non sia stata prevista una seconda infrastruttura con le stesse possibilità. Ciò consentirebbe inoltre di alternare ciclicamente le operazioni di manutenzione. Questo per il rispetto dei traffici oltre che per quello, naturale, del rispetto dell’uomo. Un porto non può prescindere dai collegamenti intermodali che deve poter assicurare.
Cinzia Garofoli
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