Pellegrini: impegni ISPRA e ricerca

David Pellegrini
Dottor Pellegrini, a dieci anni dalla sua costituzione l’Ispra sta affrontando con importanti progetti le problematiche dell’ambiente marino puntando sulla formazione di una nuova cultura anche sull’uso dei porti. Quali sono gli indirizzi più urgenti da perseguire?
Tra le tematiche urgenti, dal punto di vista ambientale e gestionale, con risvolti anche normativi da implementare, ne evidenzierei tre:
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– i porti non possono essere considerati solamente fonte di pressione ambientale, in altre parole fonti di inquinamento; oggi infatti i porti non rientrano nella classificazione riguardante i corpi idrici, prevista dalla normativa comunitaria, e pur evidenziando l’impossibilità di raggiungere una elevata qualità ambientale (quale quella esempio di una spiaggia balneabile), possiamo comunque avvalerci di criteri innovativi ed integrati che classifichino anche questi ambienti particolari, al fine del miglioramento ambientale delle nostre coste. Si tratta di definire le caratteristiche fisico-chimiche e biologiche dei fondali e della colonna d’acqua, utilizzando anche indagini relativamente innovative quali quelle sulla ecotossicità delle matrici o sugli effetti eventualmente provocati sugli organismi animali e vegetali che ci vivono o che possono essere utilizzati come organismi “sentinella”. Tutto questo per definire una qualità ecologica compatibile a questo tipo di ambienti, nel rispetto dello sviluppo della portualità e di altri importanti utilizzi degli specchi acquei (quali es. la molluschicoltura);
– altra tematica essenziale riguarda il sedimento dragato, una importante risorsa che ancorché sottoposto a procedure che ne migliorino la qualità (processi di trattamento), può divenire un materiale da riutilizzare in ambito marino o terrestre, in coerenza con una economia circolare oggi sempre più da valorizzare: tuttavia sedimenti che ad esempio vengono depositati all’interno di casse di colmata come materiali di riempimento, se decidessimo di spostarli successivamente a terra, per la normativa attuale vengono considerati ancora rifiuti. Ciò comporta evidenti risvolti gestionali e amministrativi non sempre coerenti su piano tecnico-scientifico e sostenibili per tempi e costi;
– ultimo tema, ma non per questo meno importante, la necessità di programmi di monitoraggio ambientale adeguati e proporzionati alla tipologia di porto e alle peculiarità delle attività che vi insistono; il quadro normativo in questi ultimi anni ha dato utili indicazioni (penso esempio al DM173/2016 per l’attività di dragaggio e immersione in mare), comunque da approfondire e circostanziare meglio, con la collaborazione dell’intero Sistema Nazionale di Protezione Ambientale (SNPA).
Su queste tematiche, ISPRA, che sta seguendo diversi progetti di ricerca applicata utilizzando risorse europee e anche grazie alla collaborazione con diverse Autorità di Sistema Portuale, ritengo potrà ancora dare un valido contributo tecnico-scientifico per l’affermarsi una nuova cultura sull’uso dei porti.
Protezione e ricerca ambientale sulle coste e in ambiente marino non possono prescindere da tecnologie innovative, che trovano in RemTech molte proposte. Il progetto GRRinPORT che nasce in Italia e Francia può diventare un esempio operativo per tutto il Mediterraneo?
Il progetto GRRinPORT (Gestione sostenibile dei rifiuti e dei reflui nei porti) portato avanti da un gruppo di ricercatori dell’ISPRA, della Sezione Sperimentale Valutazione del Rischio Ecologico in Aree Marino Costiere di Livorno afferente al Centro Nazionale per la Caratterizzazione Ambientale e la Protezione della Fascia Costiera, la climatologia marina e l’oceanografia operativa ha come obiettivo “migliorare la qualità delle acque marine nei porti limitando l’impatto dell’attività portuale e del traffico marittimo sull’ambiente”.
Per ottenere questo obiettivo, GRRinPORT mira a definire un set di buone pratiche per la gestione di rifiuti e reflui, in accordo con i principi della valorizzazione delle risorse e dell’economia circolare.
Le buone pratiche sono rivolte a enti gestori e utenti delle aree portuali e potranno essere estese a tutti i porti dell’area del Programma e, in prospettiva, a tutto il bacino del Mediterraneo.
Attualmente il principale effetto negativo del sistema di gestione dei rifiuti/reflui in ambito portuale, ovvero l’inquinamento delle acque, deriva soprattutto dalla scarsa informazione e sensibilizzazione dei fruitori del porto, da carenza/assenza delle infrastrutture di conferimento nei porti, ma anche dalla necessità da parte dei fruitori di doversi adattare a regole/procedure diverse in ogni porto/paese. Per questo uno degli obiettivi sarà anche quello di cercare una possibile armonizzazione normativa transfrontaliera, in un primo momento tra Italia e Francia, che apra le porte ad una comune normativa per il Mediterraneo.
Le tecnologie impiegate consentiranno di predisporre un Piano d’Azione condiviso contenente indicazioni su approcci e procedure atte a ottimizzare e armonizzare gestione a bordo, tipologia di contenitori, comunicazioni imbarcazione/approdo, conferimento e stoccaggio temporaneo in porto.
Inoltre potranno migliorare la gestione dei reflui prodotti dal traffico marittimo e dall’attività portuale attraverso la predisposizione di un Piano d’Azione per la gestione degli sversamenti accidentali di idrocarburi, come dimostreranno le Azioni Pilota che saranno implementate nel porto pilota di Cagliari mediante l’utilizzo di materiali tecnici innovativi. Infine, potranno essere ottimizzati i sistemi di trattamento dei sedimenti contaminati dragati nei porti attraverso la predisposizione di un Piano d’Azione condiviso per la gestione sostenibile dei sedimenti derivanti da attività di dragaggio portuale, come anche dimostrato dall’Azione Pilota che verrà implementata nel porto di Livorno e di Piombino utilizzando l’impianto sperimentale dell’ISPRA, Sezione di Livorno.
Dottor David Pellegrini, responsabile della Sezione Rischio Ecologico dell’ISPRA (sede di Livorno).
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