Fercam, il “vangelo” competitività
La “cura del ferro” è diventata un must, finalmente anche in Italia. E sul tema, con tutto quello che la “cura” genera sul concreto, abbiamo sentito Hans Splendori, direttore vendite Fercam Logistics&transport (FLT) in particolare su quello che si sta sviluppando dall’interporto Vespucci, retroporto in crescita di Livorno, sulla rete e per la rete. Ecco l’intervista.
La Regione Toscana, l’Autorità di sistema portuale del Tirreno settentrionale e l’interporto Vespucci stanno varando un grande piano ferroviario che punta anche a un vero Hub “del ferro” al Vespucci. Qual’è l’opinione di Fercam in merito anche alla movimentazione nell’interporto?
Siamo presenti all’interno dell’Interporto Vespucci dal 2015 per seguire e sviluppare i nostri traffici RoRo dal porto di Livorno da e verso la Tunisia con un collegamento intermodale terra/mare con servizi aggiuntivi molto utili, dallo sdoganamento all’inoltro della merce verso tutti i mercati nazionali e anche europei.
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Nel caso specifico di Livorno, operativamente la distanza tra porto e Interporto, sebbene di pochi chilometri, rende più costosa la movimentazione, perché per combinare le due modalità di trasporto mare/ferro ci sono due passaggi aggiuntivi che chiaramente incidono sui costi operativi; infatti il container o semirimorchio in arrivo al porto deve essere scaricato, ricaricato, trasportato e di nuovo caricato e scaricato dal treno. Dunque preferibilmente, sempre per una questione di costi, lo si inoltra alla destinazione finale senza un secondo trasbordo.
Le operazioni di movimentazione incidono e rendono il sistema portuale con retroporto interportuale meno concorrenziale rispetto ai porti del nord Europa, dove le aree di stoccaggio per il successivo invio sono adiacenti ai porti.
Un interporto per la combinazione ferro-strada dovrebbe avere un forte bacino di utenze industriale o commerciale. La modalitá intermodale ferro-strada inoltre puó diventare competitiva soltanto sulle lunghe distanze di almeno 700 km. Da Livorno sono poche le destinazioni nazionali che hanno questa caratteristica.
La nostra strategia aziendale è quella di utilizzare il combinato soprattutto sulle lunghe tratte europee, in particolare transalpine. Siamo tra gli operatori nazionali più importanti dell’intermodale ferroviario e in questo caso gli Interporti, in particolare quello di Verona e di Busto, svolgono un ruolo centrale e sarà difficile competere con queste realtà.
Il porto di Livorno punta alla Darsena Europa ma sono già in corso, nell’attesa, piani per eliminare la strettoia delle porte vinciane e relativo stretto ponte ferroviario, la rottura di carico del Calambrone e potenziare i raccordi con le due sponde della Darsena Toscana. Fercam può avere una parte importante in questo quadro…
Come azienda siamo favorevoli a qualsiasi investimento infrastrutturale atto a ridurre i costi del sistema portuale per renderlo più competitivo con i porti del nord Europa.
Come trasportatori e operatori logistici dobbiamo operare nell’interesse dei nostri clienti e dunque se ci sono dei vantaggi competitivi sia economici che in termini di tempi e affidabilità sicuramente utilizzeremo anche noi queste nuove infrastrutture.
C’è un grande dibattito, sulla “cura del ferro” sostenuta dal ministro Delrio, in merito alle direttrici verso i porti italiani, in particolare per l’ultimo miglio da collegare poi alle TEN-T. Fercam opera già in molti porti per le manovre: quali sono gli eventuali prossimi impegni in tema di materiali, locomotori e personale?
Il Ministro Delrio ha sicuramente fatto molto e il suo impegno per il settore dei trasporti in generale è stato da noi molto apprezzato.
È la prima volta che in Italia è stato focalizzato il problema dell’ultimo miglio, ossia del collegamento ferroviario in banchina dei porti italiani. Per una migliore funzionalità dei collegamenti con i porti auspichiamo che questi investimenti vengano realizzati quanto prima.
Indubbiamente si è trovato ad operare in una situazione di gravi e dannosi ritardi rispetto alle realtà europee; noi operiamo in tutta Europa e siamo in grado di fare un raffronto con quello che succede a Rotterdam piuttosto che ad Anversa. Abbiamo bisogno di recuperare il tempo perso per metterci al passo con l’Europa.
Come azienda impegnata nel trasporto intermodale investiamo e gestiamo il materiale rotabile stradale necessario, ma lasciamo alle imprese ferroviarie e di ferroutage la specializzazione per il materiale rotabile ferroviario.
Se le condizioni infrastrutturali sono adeguate non ci tireremo sicuramente indietro a fare investimenti specifici in termini di materiale e in termini di personale.
Ma anche qui il discorso si amplia, perché per investire è importante che funzioni tutta l’economia, le attività di trasporto e logistica sono un termometro dell’economia; è semplicissimo – se la gente sta bene, consuma e dunque c’è bisogno di produrre e la produzione ha bisogno di essere trasportata ai mercati di sbocco! E un’economia ben funzionante crea una situazione occupazionale favorevole e i molti giovani e meno giovani disoccupati potrebbero trovare delle opportunità occupazionali durature. In questo momento, a pochi giorni dalle elezioni, la situazione italiana preoccupa e preoccupa non soltanto noi, ma tutta Europa ha gli occhi puntati su di noi!
Il progetto di potenziare la linea ferroviaria tra i porti di Livorno, Piombino e l’interporto Vespucci, per poi spingersi su Firenze, Bologna e gli hub del nord Italia, sembra complementare – ma più rapidamente realizzabile – a quello tra Genova e il nord condizionato dal complicato “passante”. Gli specialisti di Fercam hanno un’opinione in merito?
Sono tutti investimenti salutari che possono rendere più efficienti i collegamenti ferroviari con il porto di Livorno e quindi di sicuro vantaggio per la competitività del porto di Livorno a livello Europa.
Ma oltre agli investimenti infrastrutturali occorre poi anche una gestione efficiente e affidabile delle attività sia dei trasbordi nei porti sia nella gestione dei trasporti ferroviari. Serve anche “software” e non soltanto “hardware”.
Si parla molto di raddoppiare, o anche più, la componente di traffico ferroviario nella logistica italiana dai porti: malgrado una geografia che ad oggi ha reso predominante il traffico su gomma. Qual’è il parere di Fercam in merito?
Con un certo orgoglio dico che FERCAM l’intermodale ferroviario ce l’ha nel suo DNA. Infatti il nome stesso della nostra azienda è l’acronimo di FERroviaCAMion, perché agli inizi, nel lontano 1949 faceva attività di carrellamento ferroviario, ovvero quando la merce arrivava nelle stazioni sui vecchi vagoni ferroviari, FERCAM provvedeva a trainarli a quelle aziende che non disponevano di un allacciamento con binari.
Negli anni Ottanta FERCAM è stato uno dei primi operatori nazionali dell’intermodale, forse favorita anche dalla posizione geografica della nostra sede. Abbiamo iniziato ad operare nel combinato strada rotaia sull’asse del Brennero e successivamente anche via Svizzera .
Non possono essere trascurati poi gli aspetti ambientali che nel combinato ferroviario sono sicuramente vantaggiosi! E non da ultimo abbiamo molti clienti che preferiscono sempre per la tutela ambientale questa modalità di trasporto! Dunque ben vengano le iniziative ferroviarie, noi operatori saremo sicuramente disponibili! Unicamente la competitività , la puntualità è l’affidabilità degli operatori ferroviari deve essere garantita per potere anche noi assicurare un servizio efficiente e affidabile ai nostri clienti!
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