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Demolizioni navali a Piombino ora PIM mette mano alle aree

Programmi e previsioni per la joint venture tra il gruppo livornese Neri e quello genovese dei Cantieri San Giorgio – Il tema del bacino di carenaggio e l’accordo con la Marina Militare

Piero Neri

Ferdinando Garrè

FIRENZE – L’atto di concessione delle aree alla Piombino Industrie Marittime (PIM) è stato firmato nella sede della Regione Toscana, su precisa volontà del governatore Enrico Rossi. E anche questo ha un significato: nel senso che l’iniziativa di un grande polo portuale “per le demolizioni navali, il refitting e la realizzazione di navi” (questa la formula usata dalla Regione) non solo è stata appoggiata dalla Regione stessa con un contributo di quasi 100 milioni, ma risponde anche a una precisa strategia di rilancio dell’economia del sistema portuale Livorno-Piombino.
[hidepost]Non per niente PIM nasce dalla joint venture tra il gruppo livornese Neri e il gruppo genovese Cantieri San Giorgio, quest’ultimo specializzato proprio in lavori navali di alto livello. Piero Neri è il neo presidente di PIM: alla firma degli atti c’erano a fianco di Enrico Rossi e dei VIP di PIM Piero Neri e Ferdinando Garrè (amministratore delegato per i San Giorgio) il commissario dell’Authority di Piombino Luciano Guerrieri, il consigliere regionale piombinese Gianni Anselmi, il presidente di Logistica Toscana Giovanni Bonadio, il comandante Angelo Roma maritime consultant molto vicino a Rossi, Nereo Marcucci presidente di Confetra e pochi altri livornesi.
Di PIM e dei progetti di fare a Piombino un grande polo di demolizioni navali se n’è parlato spesso su queste colonne e non solo. Forse l’idea era maturata con la grande beffa della demolizione della “Costa Concordia” – che però ha almeno regalato al porto uno sviluppo prima impensabile grazie alla previdenza del piano regolatore fortemente voluto da Luciano Guerrieri – forse era stata coltivata anche prima. Piero Neri, detto “La Sfinge”, non ama esternare programmi e iniziative prima che siano completati. Fatto sta che nato il problema – quello di demolire in Mediterraneo navi obsolete secondo regole moderne, civili e rispettose dell’ambiente, con tanto di normative imposte dall’UE – si è studiata la soluzione. E malgrado le tante chiacchiere in giro in tanti porti, Piombino è arrivata per prima. Gli manca ancora un bacino di carenaggio, che per certe operazioni è importante, ma non sembra un ostacolo: tanto più che da mesi lo steso Guerrieri va sondando in giro per il mondo il settore dei bacini di carenaggio galleggianti in vendita. Forse presto avremo notizie anche in questo campo.
Con l’atto pubblico firmato la scorsa settimana a Firenze, PIM può disporre per 40 anni di aree per 103.295 metri quadri, di cui 80.922 già complete e altre per 22.373 da completare entro 12 mesi. Il crono-programma è da impresa che non perde tempo: entro il 2017 si conta di iniziare l’attività, probabilmente su alcune vecchie unità dismesse dalla Marina Militare – c’è già l’accordo in merito – che oggi arrugginiscono tra Taranto e La Spezia. L’investimento privato per il centro PIM è stato quantificato in 14 milioni di euro, per capannoni, impianti di smaltimento, uffici tecnici, mezzi di banchina. La ricaduta occupazionale è stata prevista intorno alle 200 unità, più i benefici nell’indotto. Di fatto, nasce una grande azienda che per essere la prima nel Mediterraneo potrà davvero attirare ogni genere di nave da demolire e forse anche da “refittare”. Una sfida, perché gli altri porti – specie quelli dell’occidente mediterraneo – non staranno a guardare, e quelli dell’oriente cercheranno di difendere il proprio business. Ma i Neri sono nati con le sfide e la competizione “è il mare entro il quale hanno sempre nuotato”, come disse una volta il fondatore della dinastia, il sor Tito. Che oggi, ne siamo certi, sarebbe anch’egli in prima fila con bombetta e vestito nero, per offrire a tutti un bel cacciucco.
A.F.

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Pubblicato il
14 Settembre 2016

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