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Gli otto punti dei servizi tecnico-nautici

L’importanza dell’incontro di Catania e il confronto con la Francia – Il tema dei costi e la scelta della qualificazione professionale avanzata

Nella foto (Laura Bolognesi): Enrico Maria Pujia riceve il modello della pilotina da Cino Milani.

CATANIA – A bocce ferme, ovvero a una settimana dalla chiusura del primo Forum sulla sicurezza marittima nei porti, fanno testo le scelte emerse da un consesso che ha visto uno dei più affollati vertici di questi tempi: con ben 55 comandanti di porti, 40 piloti-capo delle rispettive associazioni, ed esponenti dei ministeri, delle categorie professionali di agenti e spedizionieri e naturalmente delle Autorità portuali e di Fedarlinea, l’associazione degli armatori del cabotaggio in cui è confluita anche Tirrenia (Cin). Possono essere orgogliosi del successo Fedepiloti e Comando generale delle Capitanerie, ovvero gli ideatori e organizzatori del Forum.
[hidepost]Il leit motiv del convegno l’ha espresso in apertura Cino Fiorenzo Milani, già capopilota a Livorno e oggi direttore di Fedepiloti: “Vogliamo capire dove il nostro servizio può ancora migliorare – ha detto – entrando nei temi concreti e in piena sintonia con le Capitanerie”. Sulla stessa linea l’intervento del comandante in capo delle Capitanerie ammiraglio ispettore Vincenzo Melone.
La sicurezza dunque – è il risultato finale dell’incontro – non può prescindere dalla qualificazione dei servizi tecnico-nautici, che fanno capo al pilotaggio ma anche agli altri settori come il rimorchio, l’ormeggio, il servizio dei battelli. E naturalmente è ovvio che il miglior servizio ha anche un costo: che non va preso fine a se stesso ma come parametro della sicurezza e della qualificazione professionale degli addetti. Ovvero: il costo deve essere “produttivo”, cioè deve portare benefici corrispondenti a chi fruisce del servizio. E’ stato molto utile, a questo proposito, il confronto con il sistema di pilotaggio della Francia, riferito da Christophe Reux, in particolare per quello che riguarda la procedura PEC da noi non consentita.

Nella foto (Laura Bolognesi): un aspetto della sala con le autorità.

Enrico Maria Pujia, direttore porti del MIT, ha parlato ovviamente della riforma e all’interno d’essa dello stralcio sull’autoproduzione dei servizi, da molti vista come un problema anche sociale. L’ammiraglio Melone ha lodato l’iniziativa del Forum, che spera si ripeterà ogni anno, ed ha citato la riforma dei porti come un passo avanti verso la modernizzazione del sistema, anche “con il riconoscimento del ruolo di garanzia dell’Autorità Marittima”. Da Danilo Fabricatore Irace, presidente di Fedepiloti, la constatazione che il ruolo dei piloti è finalmente all’attenzione del governo e del legislatore; che dovrà ancora regolamentare fattori importanti come il limite dei risarcimenti e il problema tariffario, gestito in diretta da Roma.
Nella successiva tavola rotonda (con interventi di Michele Pappalardo, Nereo Marcucci, Paolo Ferrandino, Antonino De Simone, Luca Vitiello, Roberto Tranquilli e Gennaro Esposito) si sono confrontate linee di pensiero non sempre in sintonia, ma con suggerimenti concreti compendiati negli otto punti di una Dichiarazione d’intenti comune. Eccoli.
1. istituzione presso il ministero, di un ‘osservatorio permanente sulla sicurezza nei porti’ che possa valorizzare, tramite confronto diretto e ricorrente, modelli e procedure virtuosi per creare ed aggiornare forme concrete di cooperazione, in grado di migliorare l’efficienza dei porti, in una cornice di legalità e sicurezza, dell’economia nazionale legata al mare;
2. indizione di un premio annuale per la sicurezza del trasporto marittimo da attribuire ad esponenti del cluster marittimo-portuale che si siano distinti in attività e iniziative di rilievo per la sicurezza;
3. creazione di una banca dati delle informazioni tecnico nautiche delle navi che operano nei porti nazionali, anche nell’alveo dell’esistente piattaforma VTMIS, con particolare riferimento ai dati utili per la manovra (impronta digitale della nave, caratteristiche costruttive, dotazioni, comportamento in manovra, ecc.);
4. consolidamento della collaborazione tra l’Autorità marittima e i prestatori dei servizi tecnico nautici attraverso la costituzione di team operativi attivabili in caso di emergenza;
5. adozione di una ‘carta nazionale della qualità per la sicurezza’, che preveda la sottoscrizione volontaria da parte di imprese, associazioni di categoria componenti il cluster marittimo di una serie di principi e regole di condotta quali indicatori di una filosofia aziendale orientata a perseguire la qualità come adesione ad obiettivi di ‘sicurezza produttiva’;
6. confronto ed analisi, per quanto di interesse del servizio di pilotaggio, sui temi afferenti i requisiti di idoneità psicofisica dei piloti nonché l’adozione di una disciplina organica per il pilotaggio VHF;
7. valorizzazione delle ‘migliori pratiche’ già realizzate in ambito nazionale, quali la ‘commissione accosti’ del porto di Genova (introdotta proprio sotto il Comando di Melone nel porto della Lanterna) e l’esperienza di grande successo tratta dal trasferimento del relitto della Costa Concordia dal bacino di Voltri a quello delle Riparazioni Industriali, anche nell’ottica di promuovere un’analisi preventiva delle criticità verificatesi nel corso dell’attività lavorativa;
8. maggiore integrazione del ruolo dei prestatori dei servizi tecnico nautici all’interno della piattaforma VTMIS, con riferimento all’implementazione del portale PMIS/PCS, quale opportunità di standardizzare e snellire il ‘ciclo nave’ con incidenza diretta sull’efficienza della produttività.

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Pubblicato il
5 Marzo 2016

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