Normative disomogenee, bonifiche difficili e costose e il freno dei siti SIN mettono in crisi l’intero sistema italiano – L’urgenza di un intervento normativo risolutore
ROMA – La speranza è che finalmente arrivi la spallata necessaria e sufficiente per cambiare. La paura è che, ancora una volta, il grido d’allarme portato da un convegno finisca nel solito balletto delle promesse a lenta soluzione, con relativo scarico di responsabilità. La riprova si avrà domani, giovedì, con il convegno sul dragaggio dei porti indetto da Federazione del Mare, Assoporti e Federagenti. C’è il patrocino del ministero dell’Ambiente, che partecipa con il sottosegretario Silvia Velo e il direttore generale della protezione del Mare Maria Carmela Giarratano. Titolo del convegno: “No dragaggi, no navi”. La postilla degli organizzatori: “Un incontro con il ministero che si spera decisivo per invertire decisamente rotta”. La sede: la sala Orlando di Confcommercio, piazza Belli 2, Roma.
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Basterebbe di prendere in considerazione che:
Tutte le reti di comunicazione sono collegate tra di loro, solo la rete fluviale e marittima italiana è ancora tagliata fuori dalla vasta rete delle idrovie interne di 100.000 km in un Europa fino agli Urali e viceversa quelle non hanno accesso al Mediterraneo!
L’Italia,(vale anche per la Grecia!) circondata dal mare, con fiumi e canali esistenti ha i presupposti per spostare il traffico merci sulle idrovie interne e sulle autostrade del mare, già dotate d’infrastrutture portuali. La nave è il mezzo di trasporto più ecologico ed economico per gran parte dei beni e quindi di grande importanza per lo sviluppo in Italia e in Europa. Aumenterà le prospettive negli Stati adiacenti all’Adriatico e integrerà meglio tutto il Mediterraneo al continente europeo. Al proposito ho mandato a istituzioni italiane e europee l’appello di confrontare i progetti infrastrutturali e di modificare decisioni secondo nuove conoscenze