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Le cifre i ritardi le assenze

ROMA – Come sempre, sono le cifre più delle parole a dare il significato vero ai problemi. E le cifre citate durante la seconda conferenza internazionale all’Auditorium Antonianum sull’LNG per i trasporti in Italia e nel Mediterraneo, giovedì e venerdì scorsi, parlano di una sostanziale e pericolosa arretratezza del nostro paese nella pianificazione dei punti di rifornimento per le navi che già stanno adottando carburanti alternativi alla nafta, in particolare proprio il gas naturale liquefatto LNG.
[hidepost]L’Italia ha l’11° flotta al mondo ma solo adesso comincia a pianificare le prime navi a LNG (L’Aida e un ro/ro di Visentini), mentre nel Baltico – ha riferito Jan Tellkamp della commissione europea – dal 2007 ci sono traghetti alimentati a LNG o misti. La Scandinavia vanta il primato di almeno 22 ferry boats motorizzati Roll Royce a gas liquido, per un totale di 40 mila ore di funzionamento – ha assicurato Arne Rognstad della grande azienda inglese di motoristica aerea e navale – senza alcun serio problema e senza incidenti. A sua volta Marco Golinelli per Wartsila – altro grande costruttore da tempo in campo per l’alimentazione a LNG – ha parlato di oltre 700 motori già operativi con questa metodologia nel settore navale, sia civile (specie traghetti ma non solo) sia militare.
Per un mare chiuso come il Baltico – e ancora di più per il Mediterraneo, che è maggiormente a rischio per lo scarso apporto dei fiumi e la più pesante entropizzazione – l’utilizzo di carburanti navali a basse emissioni e del tutto privi di fumi è stato e rimane un obiettivo dei governi. Secondo Paolo Del Lago, presidente di Assoliquidi, il progresso non verrà arrestato nemmeno dalle difficoltà tutte italiane di pianificare normative e servizi: entro il 2030 almeno il 15% dei Tir viaggerà a LNG anche in Italia. Ma occorre svegliarsi anche sulla rete di distribuzione stradale del gas: l’UE ha pianificato una normativa – ha riferito l’onorevole Carlo Fidanza, che nel parlamento europeo si è battuto e si batte su questo tema – entro il 2020 dovranno esserci stazioni di rifornimento stradale ogni 400 km almeno sulle grandi reti di comunicazione (Ten-T). Tutto da dimostrare per l’Italia: anche perché al pur importante convegno internazionale, al quale sono intervenuti esponenti della UE, tecnici e specialisti da ogni parte d’Europa, rappresentanti di tutte le associazioni di categoria del trasporto terrestre e marittimo, nemmeno uno dei ministri e dei sottosegretari italiani pur invitati s’è fatto vivo. Si sono impegnati l’ammiraglio Cristiano Aliperta per la rappresentanza italiana all’IMO di Londra, il dottor Giuseppe Alati del ministero delle Infrastrutture, il dottor Vincenzo Zezza e il dottor Giuseppe Dialuce per quello dello sviluppo economico: ma di politici “puri” del governo Renzi nemmeno l’ombra. Solo una coincidenza, o un brutto segnale anche in vista del semestre italiano al vertice della UE?
Antonio Fulvi

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Pubblicato il
16 Aprile 2014

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