Si parte ma l’arrivo è lontano
LIVORNO – Se proprio vogliamo, possiamo anche crederci: cioè che la riforma della riforma, di cui si parla con promesse ricorrenti ormai da anni, abbia davvero fatto un passo avanti importante.
[hidepost]Crediamoci, di questi tempi l’ottimismo è così poco esercitabile che ci attacchiamo a tutto. Così attacchiamoci alla speranza che con anni di ritardo si arrivi a dare finalmente ai porti, ed alle Autorità portuali, un ruolo economico moderno, trasformando gli attuali Ircocervi in imprese capaci di auto-finanziarsi, di programmare ma anche di favorire gli investimenti privati e quindi crescere senza dover dipendere dalla mucca statale, senza più risorse né idee.
Certo il processo è difficile: e come scrive qui a fianco l’Utenza portuale, il testo approvato dalla VIII commissione contiene luci ma anche ombre: tante ombre, in particolare per l’insufficiente risposta sull’autofinanziamento, per la riduzione nei comitati portuali del ruolo degli imprenditori (i quali però dovrebbero essere loro i veri finanziatori della crescita), per la latitanza di ogni indicazione sullo sportello unico (e basterebbe copiare quello che fanno altri porti di altri paesi) e infine per il silenzio assordante sulla riduzione delle troppe Autorità portuali.
L’esperienza c’insegna che i testi di legge licenziati da una commissione parlamentare arrivano quasi sempre dopo l’iter parlamentare molto modificati, qualche volta stravolti. Sarebbe dunque ingenuo pensare che quello varato da Grillo & C. sarà definitivo. Gli ottimisti sono certi che dai prossimi passaggi uscirà migliorato e recepirà molte delle più logiche istanze degli imprenditori della logistica. Il retro-pensiero dei pessimisti è che c’è tempo, purtroppo, per pasticciare ancora di più, accogliendo le istanze della partitocrazia e dei burocrati ministeriali per mantenere il controllo politico dei comitati e la terrificante trafila dei controlli centrali.
Noi speriamo in bene. Tanto in ogni caso ci rivedremo sull’argomento a settembre, visto che d’agosto anche in tempi di crisi epocale come questa la “casta” non lavora: e non lavorando, almeno non fa danni.
A.F.
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