Nell’assemblea di Assoporti qualche “mina” contro Nerli?
Se ne parlerà martedì 28 a Roma nella parte non pubblica dell’assise – La mancata riforma e il problema delle autonomie finanziarie

Francesco Nerli
ROMA – Un’assemblea molto attesa, quella di Assoporti in programma per martedì 28 settembre a Roma. Forse più attesa per la parte riservata agli associati che non alla consueta relazione pubblica del presidente Francesco Nerli, che dovrebbe ripresentare per l’ennesima volta al ministro delle Infrastrutture Matteoli i “cahiers de doleances” dei porti. Sui quali, sia detto per inciso, Matteoli ormai può poco o niente, inchiodato com’è sul piano delle spese dalla stretta marcatura del collega delle Finanze Tremonti.
Ad oggi comunque Matteoli ha assicurato che ci sarà. Ed è scontato che sarà sottoposto anche a un fuoco di fila di domande sulle prossime, numerose scadenze di presidenti delle Port Authorities: da Livorno a Bari e Trieste entro la fine dell’anno, per seguire poi con Taranto e Brindisi in Puglia, con Civitavecchia e Marina di Carrara nell’anno nuovo. Com’è scontato che il ministro glisserà, perché le decisioni ormai dipendono dagli accordi politici a livello nazionale e dai “giochi” con le varie Regioni.
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Nella parte riservata, cioè l’assemblea tra gli associati, si va sussurrando da tempo che esploderanno parecchi malumori. In principale dei quali riguarda il ruolo di Assoporti in questi ultimi due anni con il governo Berlusconi: un ruolo praticamente nullo, visto che a differenza del passato l’Associazione non fa più parte dei tavoli “che contano”, non è più consultata dal governo, è di fatto spaccata in due secondo le correnti politiche di maggioranza e opposizione governativa. E la riforma della legge 84/94 – che tutti oggi ammettono essere stata una buona legge, salvo dettagli – non si vede anche guardando oltre l’orizzonte. Dalla riforma le Authorities attendevano (e continuano ad attendere) l’autonomia finanziaria, la revisione dei sistemi di nomina presidenziale e specialmente uno snellimento operativo dei comitati portuali, che oggi – dice un portavoce di uno degli schieramenti – sono in mano ai sindacati e ai burocrati, con significativi limiti alle possibilità decisionali di presidenti e segretari generali.
C’è chi dice che molto dipenderà, per valorizzare o no il ruolo di Assoporti, dalla durata a dalla solidità del governo. La componente politica che fa capo all’opposizione di sinistra – cui appartiene anche l’attuale presidente Francesco Nerli – cerca di tirare avanti nella speranza di qualche ribaltone. La presidenza di Nerli peraltro è al momento blindata, perché secondo l’ultimo statuto approvato dall’associazione non avrebbe scadenza e non richiede nemmeno che il presidente sia presidente di qualche Port Authority (come già oggi accade, visto che Nerli non è più presidente di Napoli). Ma oltre ai “tiepidi” sulla sua presidenza – come i genovesi, i triestini etc. – ci sono anche quelli che vorrebbero un cambio di guida. E forse a farsi avanti su questa linea potrebbero essere – secondo voci ricorrenti – i presidenti delle Authorities siciliane. Salvo che tutto poi non rientri al momento dell’assemblea, come qualche volta è accaduto.
A.F.
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