Rinnovi delle Authorities il pasticcio sulle “terne”
Molti dubbi sulla validità delle sole due designazioni – Si prospettano richieste di nuove terne o contenziosi – Una “trappola” contro i presidenti uscenti?
ROMA – Mentre Assoporti, l’associazione delle Port Authorities e delle Camere di Commercio si convoca per martedì 28 settembre per presentare al ministro Matteoli l’ennesimo elenco delle priorità degli scali italiani (ma in realtà sarà l’assemblea pomeridiana interna a decidere anche delle linee politico-operative di una associazione che appare sempre più in guerra interna), si frammenta in episodi di guerra politica la vicenda dei rinnovi ai vertici delle Port Authorities in immediata scadenza, cioè Livorno, Bari e Trieste.
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In chiave generale, ha destato sorpresa (ma nemmeno tanto) il fatto che la lettera del ministro che chiede le “terne” alle istituzioni ex legge 84/94 sia arrivata quando ormai i termini erano scaduti. Lo confermano sia le istituzioni di Livorno, sia quelle di Bari e Trieste. Ma mentre Livorno – e in parte Bari – non avevano atteso le lettere e si erano messe al vento, inviando al ministro le proprie designazioni entro il 6 settembre, Trieste a tutto ieri doveva ancora procedere. Il che potrebbe in ogni modo innescare anche ricorsi o contestazioni.
Per Trieste si veda qui a fianco, ma anche per Livorno e Bari i giochi non sembrano così semplici. In entrambi i porti le istituzioni locali si sono schierate apertamente per la riconferma dei presidenti uscenti, Roberto Piccini e Palmiro Mariani, dando al ministro un’alternativa (più o meno obtorto collo) con un solo nome. Ma la lettera del ministero – sia pure arrivata in ritardo – insiste sulla richiesta di una “terna”: e sul significato letterale ma anche giuridico di questo termine si è aperto un dibattito. Invero il ministro in una nostra intervista aveva detto che si sarebbe accontentato anche di un ”ambo”, pur di poter fare una scelta. Ma le interviste e le opinioni personali di un ministro – rispondono gli azzeccagarbugli già pronti alle battaglie legali – non fanno legge. E inoltre: se il ministro, negli “ambi” che sono stati proposti, scegliesse l’alternativa al presidente uscente, contro il parere della maggior parte degli enti locali e contro quello che probabilmente sosterranno le rispettive Regioni? Si andrebbe, secondo alcuni, alla necessità di una seconda terna, che il ministro dovrebbe chiedere trenta giorni dopo, preso atto del “niet” della Regione a concordare sul nome alternativo al presidente uscente. E qui altro quesito inquietante: ma i nomi della prima indicazione, cioè dell’”ambo”, potrebbero o no far parte della seconda terna? E in caso negativo, non sarebbe stato un modo abbastanza surrettizio, anche se pienamente legale, di far fuori gli attuali presidenti?
La vicenda è aperta e le interpretazioni si sprecano. In attesa che si decida “la dove si puote ciò che si vuole” o quasi…
A.F.
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