Cosa insegna “Y.M. Mandate”
Esperimento riuscito, ma occorrono interventi operativi su fondali in vari punti
LIVORNO – Prova riuscita, malgrado qualche apprensione della vigilia, per l’ingresso in Darsena Toscana della più grande nave full-containers mai entrata nel porto: e sabato alle 13 erano in molti, dalle banchine e dalla strettoia del canale del Marzocco, a vedere come se la sarebbe cavata nel passaggio. Eppure la Yang Ming “Mandate”, sul filo dei 300 metri di lunghezza e dei 40 di larghezza, pur avendo solo pochi metri laterali di acqua libera e pochi centimetri sotto la chiglia è riuscita ad arrivare in Darsena Toscana.
Grazie all’eccellente manovrabilità della nave, che è recentissima (è stata consegnata alla compagnia Yang Ming da meno di un mese) ma anche grazie al capo-pilota del porto, “Cino” Melani, che dall’ala di plancia ha guidato tutta la manovra con riconosciuta maestrìa. Ha aiutato anche il libeccio, che nella mattinata era forte ma poi è calato a 15/20 nodi, esattamente la forza giusta per aiutare la rotazione all’ingresso in avamporto.
La “Mandate”, appoggiata alla Finsea di Giuseppe Parziale, ha sbarcato 700 contenitori e ne ha imbarcati altrettanti in quello che è il suo primo scalo livornese. In darsena Toscana hanno lavorato di fino perché il carico, in uscita, non facesse superare il pescaggio massimo consentito per non raschiare il fondo, 10,30 metri. Operazione delicatissima per una nave che a carico pieno pesca 14,5 metri. Ma è andata bene.
Adesso bisogna mettere a frutto il risultato e capire fino a che punto l’esperimento “Mandate” potrà aiutare a predisporre un futuro per la Darsena Toscana e il porto labronico. Nessuno ne parla, e anche su domanda tutti gli interessati sono abbastanza reticenti: ma è abbastanza chiaro che gli interventi chiesti da tempo dal capo dei piloti Milani e dagli agenti di Zim Angelo Roma e di Yang Ming Beppe Parziale per avere l’”agibilità” per le grandi navi, sono diventati ormai urgentissimi. L’allargamento e l’approfondimento della strettoia del Marzocco è indispensabile e l’Authority ci sta già lavorando: per l’allargamento si conta di arrivare a farne 70 metri, che sarà un vero lusso rispetto alla larghezza utile attuale. Rimane il problema del fondale, che oggi in certi punti non arriverebbe a 10,50 metri e deve invece almeno superare gli 11,50. Poi c’è il grosso, anzi enorme problema del progressivo insabbiamento della Darsena: con la bocca dello Scolmatore dell’Arno praticamente ostruita, i fanghi dello stesso Scolmatore finiscono tutti in Darsena, anche perché le porte vinciane alla radice rimangono sempre aperte per favorire il transito di natanti, imbarcazioni e bettoline. Ci dicono che al 14-A ormai il fondale vero è ridotto a 9,80 metri e al 15-A siamo a 10,50 metri. In sostanza in Darsena lo scolmatore ci ha fatto perdere in pochi anni 2 metri di fondale: e tutti sanno come sia difficile poter dragare alla luce delle normative attuali. Poi c’è l’ultimo ma non minore ostacolo: la bocca sud del porto che per navi da 300 metri è davvero difficile, specie in uscita quando la poppa tende a ruotare verso terra.
Questi ed altri problemi ancora più specialistici che sfuggono all’analisi del cronista saranno probabilmente discussi in un vertice ristretto che dovrebbe aver luogo oggi o domani tra gli agenti marittimi delle grandi navi, i tecnici della Port Authority e i piloti del porto. Sperando che ne escano decisioni operative e non solo, come da anni avviene, interventi palliativi.
A.F.