OLBIA – Meno incidenti sul lavoro, più consapevolezza dei rischi che si corrono senza l’utilizzo delle adeguate protezioni.
E’, in sintesi – dice una nota dell’Authority del Nord Sardegna – il bilancio 2009 stilato dall’Ufficio Lavoro Portuale della Port Authority del Nord Sardegna che, a due anni di distanza dall’Istituzione del Comitato di Igiene e Sicurezza (organo consultivo che riunisce Autorità Portuale, Capitanerie di Porto, Spre.sal, rappresentanti dei lavoratori e delle imprese) chiude, per i porti di Olbia e Golfo Aranci, con un meno 56% sugli infortuni.
Undici in tutto, quelli registrati lo scorso anno nei due scali galluresi, 13 in meno rispetto al 2008, addirittura 23, se paragonati al 2006.
Statistiche, quelle relative al 2009, che ricomprendono anche tre infortuni, cosiddetti, in itinere, ovvero gli incidenti, per lo più automobilistici, che si verificano durante il percorso da o verso le sedi di lavoro.
Approfondendo i dati, quindi, i casi che si sono verificati in ambiente portuale (navi, banchine ed uffici), si riducono ad 8.
In dettaglio, 2 sono quelli avvenuti durante le operazioni di movimentazione di carichi sulle navi ro-ro (ben 8.780 in tutto il 2009), più precisamente nel corso delle manovre di rizzaggio e derizzaggio dei mezzi gommati (oltre 380 mila), (particolare mansione che consiste nel vincolare o liberare i semirimorchi dalla struttura della nave attraverso l’utilizzo di attrezzature meccaniche come catene e ganci).
Altri 2 hanno riguardato la categoria dei trattoristi, ovvero gli autisti delle motrici portuali (più comunemente denominate ralle), utilizzate per il trasporto dei semirimorchi dalla nave ai piazzali portuali o viceversa.
Tre infortuni, invece, sono stati registrati nel corso della movimentazione di marmo e granito, tipologia merceologica che transita piuttosto di frequente per lo scalo di Olbia (25 navi nel corso del 2009).
L’unico, infine, tra i casi statisticamente considerato di grave entità e solitamente collegato all’assenza di dispositivi di protezione individuale (caschetti o berretti rinforzati), risulta accaduto all’interno di un ufficio, e riguarda un lavoratore che ha battuto il capo, fortunatamente, senza gravi conseguenze.
Completamente azzerata, sempre nel 2009, la casistica dei traumi muscolari o da sforzo eccessivo, a carico soprattutto di schiena e colonna vertebrale: dato piuttosto sorprendente, se si considera che il lavoro del portuale è, notoriamente, un’attività fisica piuttosto pesante.
Conseguenza positiva della contrazione degli eventi infortunistici è sicuramente la riduzione del relativo costo sociale e sanitario. In dettaglio, nel 2007, i giorni di assenza dal lavoro del personale portuale infortunato sono stati ben 1.110. Lo scorso anno, invece, si sono ridotti a 398 (per un meno 64%), dei quali 243 (oltre il 60%) riferiti a due soli eventi infortunistici di più seria entità.
Differente, invece, la realtà dello scalo di Porto Torres, che chiude con 8 incidenti registrati. Si tratta di casi di lieve entità, che hanno comportato un totale di 273 giorni di assenza del personale interessato, con un periodo medio, per singolo evento, in linea (poco più di 30 giorni) con quello rilevabile dai dati provenienti dal porto di Olbia.
“Quelli registrati dall’Ufficio Lavoro Portuale nel corso del 2009 – spiega Paolo Piro, presidente dell’Autorità Portuale del Nord Sardegna – sono dati che ci rincuorano, anche se, ovviamente, molto dobbiamo ancora fare. Grazie alle numerose ispezioni in porto e, soprattutto, all’istituzione del Comitato di Igiene e Sicurezza, che vede il nostro Ente, l’Autorità Marittima il servizio Spre.sal, le imprese e i lavoratori portuali uniti attorno ad un unico tavolo, siamo riusciti a diffondere l’importante messaggio della prevenzione e della sicurezza nei luoghi di lavoro”.
Costanti i sopralluoghi effettuati senza preavviso in banchina e a bordo delle navi, spesso congiuntamente ai Nostromi della locale Capitaneria di Porto ed agli Ispettori del Lavoro della A.S.L. n. 2 di Olbia.
Di gran lunga ridotte le sanzioni rispetto allo scorso anno. “C’è anche un altro dato interessante da evidenziare: – prosegue Piro – tutte le compagnie di navigazione e le ditte operanti, su invito dei team ispettivi, hanno provveduto in brevissimo tempo a sostituire le proprie attrezzature meccaniche di bordo con strumenti nuovi e più maneggevoli. Segno evidente che il messaggio è stato recepito e che stiamo proseguendo nella strada giusta”.