LIBRI RICEVUTI
Mario Vierucci “Dalla Spagna al Tibet” (I salici-Montedit)
Mario Vierucci non si smentisce con questo nuovo libretto: dopo “Una vita nel deserto” e “Siraj Ibrahim”, ecco che arriva un nuovo pezzo di bravura, che mette insieme – da qui l’ermetico titolo – un romanzo breve, ironico e fulminante seguito da un saggio filosofico-introspettivo. Senza assolutamente svincolarsi dalle radici locali, per cui si vola dalla pisana Pomaia al Tibet, dalla Rocca di Gibilterra a una cantante sicula innamorata d’un lanciatore di coltelli.
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Funambolico e indubbiamente erudito, Vierucci sa di essere, prima ancora che uno scrittore, un poeta. E da poeta costruisce la sua prosa, alternando assonanze e iperboli, persino graficamente con l’intelligente uso dei corsivi e dei tondi. L’introspezione nei suoi testi non è una figura letteraria ma guida il costrutto. Compreso nell’ironia: così il gioco finale delle bare “mal costrutte” che avvicinano gli innamorati sa davvero di inno alla vita nella morte. Davvero bravo.
Pier Gino Scardigli “Per sciopera ad shopping” (De Ferrari)
Puntuale come le manovre economiche dei governi, l’avvocato Scardigli – uomo serissimo e professionalmente ferrato, già presidente di Camera di Commercio ed oggi dell’Istituto Nazionale Trasporti – ogni anno ci regala uno di questi preziosi libretti di calambour. E direi che come il vino che invecchiando migliora, così fa Pier Gino, perché ne arrivano ogni anno più piacevoli.
In quest’ultimo, fresco di stampa nell’estate, i paradossi sui quali l’autore è maestro affondano i denti sulla…rivoluzione postindustriale. O come scrive lui, sull’attualissimo credo: libertè, egalitè, fraternitè, Maldivè. Possiamo dunque goderci questa serie di velocissimi e fulminanti giochi di parole dove l’attualità dei temi si scontra con l’eterno scetticismo di chi, avendo cultura, sa che niente si crea e niente si distrugge, ma tutto si trasforma. Quasi sempre in peggio. Leggasi per tutte “Fosco è l’aere”. Ovvero: Il Silvio infuria, il pan ci manca, sul ponte Vendola, bandiera bianca.
Antonio Oliviero Amendolea “Ricordi e racconti” (Il Quadrifoglio)
Di personaggi così ne nascono ad oggi davvero pochi: perchè Antonio, stirpe a metà calabrese e a metà meneghina, per anni direttore del personale e consulente legale di una importante società statunitense, è uomo dai mille interessi, tutti coltivati con calabrese determinazione. E insieme, con calabrese senso della poetica.
Dello scrivere, Amendolea ha fatto una piccola ma determinata passione: tanto che ha vinto svariati premi nazionali, compreso quello “Giornalista per un giorno” di Palermo. Naturalmente ha anche altri interessi, che spaziano dalle auto d’epoca alla numismatica (ebbene si, le antiche passioni non di pessimo gusto), dalle lingue alla storia. Si occupa oggi anche dell’associazione ex alunni del liceo classico di Livorno, intitolata alla indimenticata professoressa Aurili.
Questo il personaggio. I suoi ricordi & racconti sono frizzanti memorie giovanili, tra i quali merita la cronaca vista…dal basso, cioè da semplice soldato, dell’epopea disastrosa del nostro esercito in Libia durante la seconda guerra mondiale. Brandelli di una vita salvata per un filo dalla morte. Con amarezza, ma anche con tanta auto-ironia, quella che alla fine salva il mondo che è dentro ciascuno di noi.
A.F.
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