LIBRI RICEVUTI – “60° Viareggio-Bastia-Viareggio” Edito da Club Nautico Versilia
(di Antonio Fulvi)
(Autori sei studenti del Nautico Artiglio: Bicicchi Francesca, Giordano Emanuel, Morini Michael, Nocetti Lorenzo, Panero Andrea, Vannucchi Andrea)
È un bel libro, tantopiù perché scritto da studenti del nautico forse più prestigioso d’Italia; ma è prima ancora é una bellissima storia, che ha visto protagonisti per oltre mezzo secolo bolidi del mare con cento bandiere. Per chi ha avuto la fortuna e l’onore di partecipare ad almeno una di quelle appassionanti gare offshore, non può che rimanere il rimpianto della fine di quella sfida. Certo, ci sono motivazioni ambientali che sconsigliano le gare motonautiche d’altura: certo é lodevole la decisione del Club Nautico Versilia di riesumare la regata affidandola d’ora in poi ai grandi yacht a vela. Certo, il mare e tutti i suoi abitanti ne saranno lieti. Ma è un pezzo di storia, quello che il libro racconta, che ci ha reso orgogliosi, sia noi che abbiamo partecipato, sia il medagliere nazionale. Vanno dunque ringraziati non solo gli studenti e i loro insegnanti per le quasi 215 pagine del lavoro, ma anche l’avvocato Roberto Righi che ha lanciato l’idea, l’ ammiraglio Marco Brusco e Pio Zerbinati che hanno coordinato e rivisto le bozze e Carlo Alberto Carrai che ha coinvolto l’”Artiglio”.
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La prima edizione della VBV ebbe luogo il 14 luglio 1962 e per i primi anni era divisa in due tappe, con boa a Forte dei Marmi. Poi divenne una diretta, con giro di boa al Tino , di una novantina di miglia, in quella zona dell’alto T tirreno che prendendo tutta la sfociata dei venti dell’ovest da Capo Corso è considerata la più turbolenta dell’estate. Era una gara massacrante per i motori di allora e per i piloti: e fu aperta successivamente anche ai motoryacht da turismo che facevano classe a sé. Ovviamente non con i bolidi offshore che viaggiavano a 60 e più nodi, ma con equipaggi non professionisti che pure seppero farsi onore. Vennero a correre americani, inglesi, francesi, tedeschi, nordici: e Viareggio divenne la capitale della motonautica del Mediterraneo. Cantieri specialisti nacquero e si ingrandirono: e vennero a confrontarsi con le prime carene Hunt anche i progettisti italiani più “in” come l’indimenticato Sonny Levi.
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Un dettaglio molto importate del libro è anche lappante iconografica, con numerose fotografie scattate sia a terra che in mare durante le varie competizioni. A conferma che anche le gare motonautiche, come tante sfide, mette insieme mezzi ed uomini: ma sono gli uomini che alla fine determinano il vero successo. E si ricorda il vecchio detto secondo cui ci sono scafi di ferro e uomini di legno ma anche scafi di legno con uomini di ferro.