Per Livorno si d’Europa no d’Italia
ROMA – Il messaggio è del ministro delle Infrastrutture e Trasporti Altero Matteoli, che mette fine a una polemica, peraltro già stancamente spenta da mesi: anche il porto di Livorno è tornato nell’elenco di quelli “strategici e prioritari” elaborato dalla Commissione Europea. Sottinteso: l’errore, o meglio l’omissione, è stata corretta grazie all’intervento dello stesso ministro, che a suo tempo fu sollecitato (e criticato) da destra e da sinistra. Perché si era fatto notare che l’esclusione dalla lista comportava automaticamente la non accessibilità ai fondi europei per interventi infrastrutturali.
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Tutto rimediato dunque? Piano con gli entusiasmi: la commissione europea ha semplicemente inserito il porto nell’elenco, ma le commissioni devono poi passare attraverso il vaglio del parlamento e del consiglio dell’Europa, prima che i loro “suggerimenti” vengano adottati. E poiché anche il parlamento europeo non brilla per velocità di decisioni, è probabile che la faccenda si vada a trascinare ancora per mesi e mesi, se non per anni.
Ci sarebbe semmai da capire perché Matteoli s’è dato da fare per riammettere Livorno tra i porti europei “strategici e prioritari” quando poi il suo collega Tremonti continua a tenere serrati i cordoni della borsa su tutto quello che riguarda investimenti portuali, né vuol sentire assolutamente parlare di autonomia finanziaria e conferimenti di quote Iva. Si rischia dunque di finire con una bella vittoria di Pirro: l’Europa che riconosce l’importanza di Livorno mentre l’Italia non lo convalida con i fatti. Una riprova? Proprio il ministro Matteoli, parlando una decina di giorni fa a Livorno al convegno sui dragaggi, ha ammesso che negli ultimi tre anni il valore dei finanziamenti del suo ministero al porto labronico è stato di circa la metà rispetto a quelli per il porto di Piombino. Solo un caso?
Antonio Fulvi
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