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Il “jaccuse” di Bruno Lenzi

Nella foto: Bruno Lenzi (a sinistra) con l’avvocato Carlo Castaldi durante la conferenza stampa.

LIVORNO – La Giustizia, quella con la G maiuscola, si occupa di Bruno Lenzi da tredici anni. E non ha ancora finito perché dopo la vicenda della Porto 2000, di cui Lenzi fu presidente, adesso è venuta in primo piano, in aggiunta, quella della Ra.Ri. (trattamento dei rifiuti pericolosi). Con un nuovo, ennesimo ciclo di processi che si terrà dall’inizio dell’anno prossimo.

Anni di amareggiato silenzio da parte di colui che fu un protagonista di primo piano della vita portuale livornese. Anni che sono costati a lui e alla famiglia non solo il patrimonio di una vita – compresa la famosa collezione di quadri d’autore – ma la gogna mediatica e un’odissea nei tribunali. Colpevole? Innocente? L’iter è ancora sostanzialmente aperto. Anni ed anni in cui si è sfogato scrivendo lunghi, dolorosi, a volte farneticanti dossier sulla sua vicenda, sugli amici che l’avrebbero tradito, sugli avvocati suoi e avversari che l’avrebbero profondamente deluso, sulla famiglia massacrata. Vittimismo o tutela della presunzione d’innocenza che il Diritto italiano contempla?

Questa volta, dagli scritti Bruno Lenzi è passato a far parlare alla stampa il suo attuale avvocato, il piombinese Carlo Castaldi del foro di Roma. Specialista della tutela della salute dei lavoratori, per i quali si è battuto e ancora si batte a Piombino sui danni alla salute, Castaldi ha preso a cuore il “caso Lenzi” non solo sulla attuale vertenza per l’azienda Ra.Ri. da cui Lenzi si considera ingiustamente estromesso dalla sua parte (25% della proprietà), ma su tutta la complessa vicenda che risale alla Porto 2000. In più Carlo Castaldi tutela anche i lavoratori della Ra.Ri. oggi passata dopo un (discusso?) concordato, a una grande azienda genovese, lavoratori che non si sono considerati tutelati a sufficienza quando venivano trattate fino a 75 mila tonnellate di rifiuti pericolosi nella loro azienda di via dei Fabbri nel Picchianti. Con sistemi – ha detto Castaldi, almeno discutibili.

Secondo quanto l’avvocato Castaldi ha detto in una conferenza stampa proprio in via dei Fabbri, presenti Telegranducato, il Tirreno e il nostro giornale (Lenzi assisteva in un totale silenzio) Bruno Lenzi “è stato lentamente estromesso dalla Ra.Ri. che aveva creato trent’anni fa…perché è un imprenditore serio”. 

La vicenda della Ra.Ri. è complessa, coinvolge anche gli ex soci del Lenzi, ha almeno le due facce di Giano bifronte. Fu chiusa insieme alla fallita Lonzi perché trattava rifiuti speciali di tipo pericoloso, ma è entrata nella galassia dell’impresa genovese senza che a Lenzi sia stato riconosciuto il suo 25% di proprietà. L’avvocato ha lungamente dibattuto, in punta di diritto, sulla mancata difesa sia dei lavoratori sia della proprietà del suo assistito: ed ha citato anche una serie di intercettazioni telefoniche ordinate da una Procura della Repubblica del territorio che a suo dire “certificano l’estromissione forzata del mio cliente” in una procedura tutt’altro che trasparente”.

Ultima considerazione dell’avvocato Castaldi: i tempi processuali in Italia sono lunghissimi, la chiarezza da parte degli enti che dovrebbero tutelare i lavoratori spesso è una Fenice (ma non rinasce dalle ceneri, n.d.r.) quegli addetti che hanno avuto malattie sul posto di lavoro non sono stati a sufficienza protetti. In più ci sono coinvolgimenti di altre aziende, di ex soci, di enti di controllo. Ce n’è per il penale e per il civile. Chissà se il 2022 chiuderà la lunga, amara e sotto molti aspetti paradigmatica odissea dell’ex commissario dell’Autorità Portuale labronica?

A.F.

Pubblicato il
23 Ottobre 2021

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