Tanto acciaio (con le inique sanzioni)
MILANO – Non diteci che mettiamo sempre l’accento sulle cose assurde: ma questa storia dell’acciaio e in genere dei rottami ferrosi che costano un occhio in Italia – compresi quelli di derivazione italiana rivendutici dalla Turchia – è il paradigma di un’Italia che non funziona. Ed è inutile che a Cernobbio si riunisca l’“intellighenzia” del Paese (auto-presunta) quando poi i veri disastri non si affrontano.
I fatti: secondo un report di Libero Economia del 1° settembre, i depositi portuali italiani sono pieni di ferro ed acciaio che nessuno si azzarda a comprare non solo per il prezzo alle stelle, ma anche perché sono scattate misure “protettive” italiane con penali del 25% per chi acquista materiali ferrosi dall’estero.
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Compresi quelli delle demolizioni di navi italiane in Turchia: dove le invia anche lo Stato italiano, lasciando a secco i nostri demolitori i cui costi indotti (tra tasse, burocrazia, e orpelli vari) sono del tutto fuori mercato.
Dicono che ad ottobre finiranno le “inique sanzioni”: intanto si perdono posti di lavoro, appalti e anche la faccia. Allegria!
Antonio Fulvi
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