Agli americani lo “sbuffo” di 1400 dollari/mese
Dal dottor Emilio Tomasini della Tomasini & Associated riceviamo:
Gli americani riceveranno nelle prossime settimane sul loro conto corrente 1400 dollari al mese per il bonus coronavirus e se sono disoccupati altri 300 dollari in più. Ora vi chiederete se per caso vi siete persi qualcosa e voi sudditi del Belpaese andrete subito a verificare sul vostro conto corrente se Conte o Draghi che sia vi ha mandato della “fresca”, che a Bologna significa la grana. Appena vedete il saldo capite che è solo un sogno e che al massimo vi beccherete il credito di imposta se avete comprato il monopattino elettrico per vostro figlio, premio per la promozione di un anno scolastico in cui anche i più somari sono passati a pieni voti (non ditelo in giro, lo sappiamo tutti ma non si può scriverlo, non è politicamente corretto). Secondo la CNBC gran parte di questi assegni verranno spesi dai giovani per comprare azioni e quindi sappiamo già che cosa succederà al mercato azionario USA. Non può scendere, è dopato da una situazione economica che sta ribollendo. Già ad oggi il crollo della pandemia 2020 non è nient’altro che uno sbuffo del mercato azionario USA se lo proiettiamo su una curva lunga più di un secolo. Quello di cui oggi hanno paura i mercati è l’aumento dei tassi d’interesse.
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L’analisi del nostro lettore, specializzato sulla Borsa, è completata da una serie di grafici che non possiamo riportare per motivi di spazio. Al di là degli accenni scherzosamente (ma nemmeno tanto) polemici sulla situazione italiana – ovviamente la base dell’economia del nostro povero Paese è un po’ diversa da quella del colosso USA – bisogna anche considerare che il rapporto dei giovani italiani con la Borsa è concettualmente diverso da quella dei giovani USA. Per non entrare in una materia che non è il nostro forte, riteniamo che il suo messaggio sia quello della necessità di preparare anche le nuove generazioni italiane a seguire gli andamenti del mercato non solo sulla formazione mentale della “casalinga di Voghera”, come dicevano un tempo, ma con una maggiore conoscenza degli sviluppi dell’economia mondiale. Ai tempi dei nostri padri (e a quelli del nostro direttore) le dottrine economiche più attuali studiate all’Università erano quelle di Keynes e poche altre. E per molti siamo rimasti lì.
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