Visita il sito web
Tempo per la lettura: 4 minuti

L’ANGOLO (del) MARITTIMISTA – Port Authority e tasse: tutti (o quasi) in Corte di Giustizia?

Luca Brandimarte

Il nostro collaboratore e avvocato Luca Brandimarte, advisor for EU and legal affairs anche in Assarmatori, affronta oggi il tema riguardante la Port Authority e tasse.

ROMA – Affrontiamo nuovamente la tematica della natura giuridica delle Autorità di Sistema Portuale (“AdSP”) e soprattutto della tassazione dei nostri porti che, oggi più di ieri, è oggetto di un apertissimo dibattito.

Ciò a seguito della oramai nota e dibattuta decisione della Commissione europea del dicembre scorso con la quale l’Italia è stata invitata ad abolire le esenzioni dall’imposta sul reddito delle società di cui beneficiano le AdSP in quanto si tratterebbe di aiuto esistente incompatibile con il mercato interno e quindi con la normativa vigente in materia di aiuti di Stato.

[hidepost]

La decisione è il frutto di anni di verifiche e “avvertimenti” della Commissione che, oggi, chiede alle autorità italiane l’adozione di tale misura e la sua concreta applicazione nell’ordinamento interno per i redditi generati da attività economiche entro il 2022. Ora è chiaro come il mancato adeguamento ai dettami unionali possa portare non solo ad una procedura d’infrazione ma anche a possibili conseguenze (in negativo) sull’accesso alle misure di aiuto previste per l’Italia nell’ambito del Recovery Fund volto al rilancio dell’intero settore marittimo-portuale in risposta alla attuale situazione emergenziale.

Fermo quanto sopra, tuttavia, avverso tale decisione è ovviamente possibile ricorrere alla CGUE; ricorso che, sebbene ad oggi non sia stato presentato dall’Italia (avendo perso di fatto l’occasione di adire in via diretta gli organi giurisdizionali unionali), è stato comunque annunciato a gran voce dalle singole AdSP che – quasi certamente – entro l’inizio del mese prossimo non perderanno l’occasione di dire la loro nanti il giudice europeo.

In sintesi, lo “stato dell’arte” della questione è il seguente.

Da un lato, la linea difensiva fin qui sostenuta dalle Autorità italiane può essere riassunta, tra le altre, nel fatto che: (i) le AdSP non possono essere imprese né svolgere attività economiche in quanto enti pubblici non economici ed autonomi sotto il profilo amministrativo, organizzativo, finanziario e di bilancio; (ii) l’assentimento delle concessioni demaniali non ha scopo di lucro ed i relativi canoni non sono assimilabili ai corrispettivi per la fornitura e/o l’offerta di beni e servizi; (iii) detti canoni, in quanto definiti ex lege, sono assimilabili alle imposte versate dal concessionario per accedere al mercato portuale e pertanto le AdSP, facendo da mero tramite dello Stato in tale contesto, non possono intervenire in alcun modo sul prezzo del servizio e quindi non esercitano attività economica.

Dall’altro lato, invece, la posizione della Commissione (ribadita nella decisione) – che fa seguito ad una approfondita disamina della normativa italiana e delle osservazioni pervenute nel corso dell’indagine – continua a ritenere incompatibile il regime di tassazione dei porti italiani con la normativa unionale in materia di aiuti.

Sul punto, infatti, viene precisato che: (i) le AdSP rientrano nella nozione di impresa ai sensi della normativa antitrust nella misura in cui, in linea con la casistica della Corte di Giustizia, “la nozione di impresa abbraccia qualsiasi entità che esercita un’attività economica, a prescindere dallo status giuridico di detta entità e dalle sue modalità di finanziamento”; (ii) la locazione di un bene demaniale dietro il pagamento di corrispettivo costituisce attività economica; (iii) i canoni concessori sono, di fatto, assimilabili non ad imposte, bensì a remunerazioni versate per la fornitura di beni e servizi specifici; (iv) essendo la maggior parte dei porti attivi nei traffici internazionali – e sussistendo concorrenza non solo unionale ma anche interna nel momento in cui il livello dei canoni concessori applicati può incidere sulla scelta dei singoli operatori di stabilirsi ed investire in un porto rispetto ad un altro – ciò può incidere sulla concorrenza e sugli scambi intracomunitari.

In conclusione, è chiaro che la questione in esame è molto complessa e che i suoi risvolti potrebbero senz’altro avere delle conseguenze anche per l’utenza dei nostri porti (concessionari inclusi).

Certo è che qualora fosse accertato, anche a livello unionale, che le AdSP sono da considerarsi imprese ai fini della normativa antitrust (principio peraltro già affermato da un giudice di prime cure italiano nel corso del 2019 ed oggetto di un nostro precedente articolo sul tema), l’attuale impianto dovrà essere rivisto. Senz’altro, se la posizione della Commissione fosse confermata dal giudice europeo, tra i numerosi risvolti pratici, un possibile effetto potrebbe essere quello di far venir meno la discrezionalità amministrativa (oggi quasi assoluta) dell’ente gestore del porto; il che vorrebbe dire che (ad esempio) in caso di interventi infrastrutturali realizzati a favore di un concessionario a scapito di un di lui concorrente, la parte che dovesse sentirsi discriminata dalla scelta dell’AdSP – in quanto ritenuta tale da alterare ingiustificatamente la concorrenza del porto di riferimento – potrebbe ricorrere al tribunale delle imprese invece che alla magistratura amministrativa.

In ogni caso, nel sottolineare la necessità che anche nei nostri porti si crei una vera ed unitaria comunità portuale, non resta altro che attendere il risultato di quello che dovrebbe essere l’oramai prossimo fronte comune delle singole AdSP davanti al giudice eurounitario.

[/hidepost]

Pubblicato il
13 Marzo 2021

Potrebbe interessarti

Drill baby, drill

La guerra dei dazi annunciata da Trump sta innescando una inedita rivoluzione non solo commerciale, ma anche politica. E le rivoluzioni, come scriveva Mao nel suo libretto rosso, “non sono un ballo a corte”....

Leggi ancora

La quiete dopo la tempesta

Qualcuno se lo sta chiedendo: dopo la tempestosa tempesta scatenata a Livorno dall’utilizzo del Tdt per le auto di Grimaldi, da qualche tempo tutto tace: sul terminal sbarcano migliaia di auto, la joint-venture tra...

Leggi ancora