Se il MIT diventa MIMS
LIVORNO – Heilà, che passo avanti storico: il MIT, Ministero delle Infrastrutture e Trasporti, diventa MIMS, ovvero Ministero delle Infrastrutture e delle Mobilità Sostenibili!
Mi mordo la lingua, e spero che non sia l’ennesima soluzione alla Gattopardo: cambiare tutto per non cambiare niente.
Certo, Nomen Omen dicevano i nostri avi. A leggere il testo del decreto, apparso a inizio settimana sulla Gazzetta Ufficiale, si apprende anche che i dipartimenti diventano quattro: rimane come quarto quello che regolamenta le Capitanerie di Porto, con l’aggiunta di funzioni di monitoraggio e controllo del traffico marittimo (che sia una pugnalata alla schiena degli Avvisatori Marittimi?). Gli altri dipartimenti sono rispettivamente della programmazione e sistemi di rete, delle opere pubbliche e “qualità della vita” (?) e infine dell’articolazione dei sistemi di trasporto (stradale, ferroviario, aereo, navale). Insomma, c’è anche della sostanza per fortuna. Poi si tratta di vedere come questa sostanza verrà impiegata.
La buona notizia è che il nuovo ministro ha messo mano alla struttura, ormai talmente depauperata che da più parti si era persa ogni speranza di un riferimento puntuale e funzionale. Certo, la struttura serve. Ma serve specialmente che funzioni. E per farla funzionare sappiamo tutti che servono uomini e donne motivati, capaci e senza le spade di Damocle che troppo stesso oggi chi firma un atto si trova appese sulla testa con risvolti giudiziari pesanti. Gente che va ancora di più motivata, ma specialmente protetta: e se ha dimostrato di non funzionare, cambiata. Se non si ha il coraggio o la capacità di farlo, è inutile cambiare nomi e dipartimenti. Si torna ad essere Gattopardi. Auguri signor ministro. E auguri anche a noi.
A.F.