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Squali nel Tirreno, prima non c’erano?

Ci scrive un ex agente di Polizia Penitenziaria, Roberto Sanna che oggi, in pensione, si diletta di raccolta di foto sulle colonie penali isolane dove ha lavorato:

Signor direttore, ogni tanto trovo il suo giornale nelle agenzie marittime livornesi dove faccio qualche visita agli amici. Ed ho letto su un vecchio numero che ci sarebbe un nuovo e grande afflusso di squali nei nostri mari, in particolare per il riscaldamento delle acque. Io non sono un esperto, ma ricordo benissimo che quando lavoravo alla colonia penale agricola di Pianosa – e parlo di almeno trent’anni fa – ogni tanto trovavamo allamati, nei tramagli che andavamo a calare sulla punta sud dell’isola, piccoli squali che il nostro medico ci diceva fossero di specie anche pericolose per l’uomo. Non ne abbiamo mai incontrati di grandi, anche perché facevamo prevalentemente vita terrestre, ma ricordo bene una fotografia che era negli uffici del direttore e che a mia volta fotografai e oggi vi invio: come potere vedere si tratta di uno squalo di oltre due metri, con una poco rassicurante bocca piena di denti, che fu pescato proprio davanti all’isola. C’è anche la data. Con questo non voglio entrare nel confronto tra esperti sul fatto che ci siano sempre più squali nei nostri mari. Ma voglio soltanto testimoniare che anche mezzo secolo fa c’erano. Ed erano anche belli grossi.

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Caro Sanna, ricordo di aver visto anch’io quella foto a Pianosa, ma non solo. Gli amici pescatori d’altura di Marina di Pisa e di Viareggio mi hanno raccontato di battute al tonno – un tempo si facevano veri e propri campionati che erano sponsorizzati da un celebre costruttore toscano di canne da pesca professionali, l’Italcanna di Carlo D’Olivo – nelle quali spesso si avvistavano squali di notevoli dimensioni, che stavano dietro ai banchi di tonni per azzannare quelli feriti o rimasti agganciati dagli ami. C’è anche una storia che ha avuto negli anni molte versioni, ma sostanzialmente racconta di un pescatore subacqueo letteralmente sbranato da uno squalo bianco – la specie più letale per l’uomo – al largo di Baratti, sotto gli occhi del figlio che era in barca. Un’altro celebre sub, Paolo Bencini, raccontò di essere stato attaccato da uno squalo bianco sulla scogliera della Meloria e si è salvato infilandosi in una fenditura di roccia fino all’esaurimento delle bombole. Dunque gli squali ci sono sempre stati, anche se fortunatamente non si avvicinano alle coste. E in quanto alla loro letalità, ci dicono che uccidono meno persone delle api e dei calabroni. Non è una bella consolazione, ma meglio di niente.

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Pubblicato il
24 Febbraio 2021

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