La Cina fa shopping tra i cantieri nautici
Il mercato degli yachts cresce in modo esponenziale e già si costruiscono i primi “marina” moderni – Le prospettive per gli accessoristi
Dalla professoressa Dionisia Cazzaniga Francesetti dell’Università di Pisa riceviamo.
PISA – Pochi giorni fa sui giornali italiani veniva ricordato che il gruppo laziale InRizzardi ha visto l’offerta da parte dei cinesi di rilevare il 51% dell’impresa. InRizzardi controlla i marchi Italcraft, Posillipo, Rizzardi, Bat, Diano, Parisi: tutti molto noti.
Intanto la cinese Nauticstar si è aggiudicata la Cantieri navali Lavagna per 13 milioni e il marchio Admiral.
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L’anno passato il gruppo cinese Wantong, leader mondiale nell’alluminio, attraverso Millennium Marine società per la costruzione di yacht fondata nel 2008, ha acquistato i cantieri Dalla Pietà. Il gruppo cinese rimborserà anche parte degli oltre quaranta milioni di esposizione debitoria accumulati dalla precedente gestione, così da ridare fiato e finanze a molti piccoli imprenditori che lavoravano nell’indotto. Ma è probabile che i piccoli accessoristi si vedano fare condizioni più dure.
Il mercato degli yacht in Cina sta crescendo dai 135 milioni di euro del 2007 al miliardo di euro del 2010, ma la crescita, dice il China Daily, sarà significativa come è avvenuto in Occidente.
Attualmente ci sono circa 1000 yachts in Cina, di proprietà privata o di imprese cioè uno ogni milione di persone.
Anche i porticcioli lungo la lunghissima costa cinese stanno aumentando rimuovendo i vincoli militari. Recenti statistiche dicono che in Cina sono già operative 20 marine e altre 25 sono in costruzione. Certo sono poche sulle migliaia di km della costa, ma sicuramente in crescita.
Del resto che i cinesi stiano osservando come costruire marine di stile occidentale è testimoniato dal fatto che la italiana Sistema Walcon sta finendo la terza parte della Marina di De Mei Sha a Shenzhen, vicina a Hong Kong, con caratteristiche tecniche e estetiche di alto livello.
Certo in Cina non c’è ancora il “gusto” occidentale della nautica e per gli yachts di lusso mancano ancora, escluso ad Hong Kong ed in parte a Macao, le ricche offerte di Monaco o dei Caraibi. Ma stanno velocemente sviluppandosi e il nuovo business è già chiarissimo ai cinesi. La ampia disponibilità di liquido e il desiderio di diversificazione nei settori di lusso dei grandi gruppi cinesi favorisce l’acquisto di società di pregio come quelle italiane che per le ridotte dimensioni risentono facilmente dei periodi negativi.
Verrà smantellato il sistema italiano di produzione di barche di lusso?
Certamente no anche se, per esempio, pure la tedesca Bavaria ora ha affittato e poi acquisterà il cantiere Del Pardo. Mentre Baglietto con la controllata Cantieri di Pisa naviga nei debiti e non è chiaro in che mani finirà.
I cantieri e gli accessoristi italiani resteranno in Italia, anche se in mani cinesi o altre mani, perché “nessuno mai al mondo comprerebbe una Ferrari costruita a Shanghai, anche se disegni, uomini e gli impianti venissero completamente e radicalmente trasferiti dalla fabbrica di Maranello. La storia e le tradizioni sono tali che nessuno le può copiare o modificare”.
Quindi ci sarebbe da augurarsi che l’abbondante liquidità cinese compri sempre di più in Italia con l’intento di vendere in un mercato, quello cinese, in progressiva apertura e che loro conoscono molto bene.
Dionisia Cazzaniga Francesetti
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