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Per la pesca professionale la UE penalizza l’Italia

ROMA – È un’altra tegola sui prodotti italiani, anche se, se n’è parlato poco. Dal 1 gennaio scorso la UE impone, con una serie di nuove regole, il taglio del 10% delle giornate autorizzate per la pesca a strascico. Secondo le organizzazioni italiane della pesca professionale, ciò comporterà una riduzione della produzione nazionale di pesce fresco del 40%, a vantaggio della concorrenza extra-europea, in particolare dai paesi del Far East (che arriva ovviamente con prodotti congelati e surgelati).

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Il provvedimento della UE è attualmente in fase di recepimento da parte del governo italiano. Ma l’Alleanza delle Cooperative Pesca Italia ha già chiesto ripetutamente di portare il provvedimento in un prossimo Consiglio dei Ministri per scongiurare questa ennesima “bomba” su un settore che già sconta forti limitazioni, controlli burocratici asfissianti e concorrenza spesso troppo disinvolta da altri paesi anche europei.

Da dieci anni a questa parte la pesca professionale in Italia si è molto ridotta e anche coste come quella adriatica e del Sud della Sicilia soffrono un calo costante della produzione. Tra i problemi, la difficoltà di reperire manodopera, per la vita di sacrifici che un marinaio deve affrontare sui pescherecci. In Sicilia, la maggioranza dei pescatori imbarcati ormai è fatta da immigrati tunisini che hanno trovato nel primo porto peschereccio dell’isola, Mazara Del Vallo, condizioni ottimali sia di lavoro che di vita famigliare.

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Pubblicato il
8 Gennaio 2020

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