Via della Seta, Merlo: “paradosso italiano”

Luigi Merlo
ROMA – “Giustificare il teorico traffico marittimo crescente da e per il far est per motivare l’adesione dell’Italia alla Via della Seta è una pericolosissima semplificazione, a tratti una vera e propria mistificazione”. A dichiararlo è il presidente di Federlogistica-Conftrasporto Luigi Merlo, che risponde così agli strenui sostenitori dell’adesione ‘tout court’ dell’Italia al progetto.[hidepost]
“Se fosse vera questa tesi, ogni grande nazione dovrebbe gestire un porto o la ferrovia nei Paesi con cui commercia – prosegue Merlo -. Non si capisce per quale motivo l’unica condizione per incrementare i traffici con la Cina dovrebbe essere quella di cedere pezzi di sovranità del nostro Paese”.
“Regole comuni, libero scambio, accordi doganali, reciprocità, lotta alla contraffazione, infrastrutture adeguate: questo dovrebbe favorire gli scambi indipendentemente da chi gestisce le infrastrutture – aggiunge il presidente di Federlogistica – è paradossale che mentre l’Italia rischia di perdere quelle europee per la Tav, cerchi risorse dalla Cina per altre opere, ed è altrettanto assurdo che, mentre l’Unione europea sta mettendo in discussione l’assetto della portualità italiana rispetto al complesso tema dei aiuti di Stato, si impedisca a una nazione di investire nelle proprie infrastrutture consentendo invece di farlo a un’altra nazione. Se si completasse il disegno di Pechino, nell’arco di 10-15 anni si rischierebbe di veder dipendere da un unico Paese il 70% delle principali infrastrutture strategiche mondiali”.
“L’Italia dovrebbe evitare di perseverare in una discussione politica provinciale, e iniziare a porsi seri interrogativi. Negli ultimi giorni questo è ciò che sta succedendo. Speriamo – conclude Merlo – che gli atti del governo ne tengano conto”.
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