Nogarin exit e l’attesa sui ro/ro

Filippo Nogarin
LIVORNO – Non possiamo certo lamentarci della carenza di notizie su questo porto. Proprio due giorni fa c’è stato l’annuncio formale di Filippo Nogarin, sindaco 5Stelle della città, che tenterà la scalata al parlamento europeo e quindi non si candiderà al secondo mandato come primo cittadino di Livorno. Passa il testimone alla sua vice, Stella Sorgente: nella speranza del Movimento che si tratti davvero di una Stella in più e non di una stella calante. Gli scricchiolìi dei 5Stelle si sono sentiti anche a Livorno ma Nogarin ha sparato fiducia. Il suo gruppo – ha detto – ha governato bene, non cercando consenso ma il bene della città. In quanto alla sua candidatura a Bruxelles, dovrà ovviamente vedersela con altri del Movimento che saranno designati nella stessa circoscrizione elettorale, e non sarà facile. Anche perché Filippo Nogarin apparterrebbe all’ala – se così si può definire – più vicina a Fico che a Di Majo, quindi forse ancora minoranza interna. Ma il sindaco lancia l’anima oltre l’ostacolo. E Livorno già comincia a fare ipotesi sul dopo Nogarin, anche per la governance del porto sulla quale il sindaco s’è spesso impegnato con durezza, scontrandosi con l’abbinata Corsini/Provinciali. Ci sarà molto da scrivere.
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Anche sul pronunciamento del Tar di Firenze sull’utilizzo degli accosti pubblici in Darsena Toscana (vedi in questo stesso giornale) ci sarà da tornarci sopra. Fino al 30 marzo le cose rimangono come adesso e a parte ogni valutazione giuridica o di parte, al momento sono salvi traffici ro/ro fondamentali. Verrebbe da dire che per un porto e la sua economia i traffici valgono più dei codici e delle pandette, ma sarebbe un delitto di lesa maestà del terzo istituto della nostra democrazia, il potere giudiziario. Guai a metterlo in discussione, come invece lo sono spesso gli altri due poteri: quello legislativo e quello esecutivo. Ma tant’è: i traffici sono risorse, sono lavoro per la gente, sono soldi per la collettività. Torna il saggio cinismo degli antichi: “Pecunia non olet”. E pare che anche a Roma, in quello che era un ministero delle infrastrutture diventato oggi una specie di deserto (“missing in action”) si stia lavorando per una seria revisione dei testi sulle concessioni portuali, testi che con il Codice della Navigazione risalgono al 1942. Ce la faranno i nostri (pochi) eroi rimasti nei deserti stanzoni di viale Asia a partorire qualcosa di organico e specialmente di definitivamente aggiornato?
Antonio Fulvi
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