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Spedizionieri doganali, tanto valore aggiunto

Fabrizio Giri

Fabrizio Giri è amministratore delegato del Gruppo Donelli, spedizioniere doganale presente su tutto il territorio nazionale con dieci sedi e numerosi corrispondenti che presidiano i più importanti centri di snodo dei traffici in Italia. È inoltre membro del comitato di gestione dell’AdSP del Mar Adriatico Settentrionale. Parliamo con lui delle prospettive degli scambi internazionali del nostro Paese e di molto altro.

Le aziende oggi investono nel digitale concentrando al loro interno le varie specializzazioni. Nel contesto: che momento vive l’attività dello spedizioniere doganale?

Con l’entrata in vigore nel 2016 del nuovo Codice Doganale dell’Unione Europea – e quindi degli strumenti quali il Portale dell’UE (TP EU Trader Portal) e le Customs Decisions – il ricorso allo spedizioniere doganale è aumentato aprendo al nostro settore una nuova richiesta di consulenza, il che ha prodotto per noi buoni frutti dal punto di vista economico, e per tutti una crescita professionale.

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Chi è il vostro cliente tipo?

La nostra società si rivolge da sempre principalmente a spedizionieri internazionali e, con l’avvento del nuovo codice doganale comunitario anche ai clienti “diretti”, ovvero a quelle aziende che lavorano in import ed in export che necessitano di questo tipo di consulenza. Prima del nuovo Codice Doganale Comunitario queste aziende ottenevano le autorizzazioni necessarie attraverso un “semplice” passaggio in dogana ed oggi invece, essendo il tutto gestito da un portale comunitario che implica molta preparazione, ci contattano per la consulenza tecnica.

Non dimentichiamo comunque che storicamente la presenza fisica dello spedizioniere doganale è necessaria per la conclusione della pratica di spedizione e per l’attività giornaliera presso gli uffici delle Dogane. Con l’avvento di questo nuovo codice doganale la nostra figura professionale ha avuto l’opportunità di valorizzarsi ulteriormente.

Quale valore aggiunto offrite ai vostri clienti?

La certificazione AEO così come le nuove Customs Decisions necessitano di un certo tipo di gestione della parte doganale anche presso gli uffici dei nostri clienti; la Donelli Group ha individuato fra i suoi collaboratori due figure professionali che lavorano sul territorio per organizzare giornate formative nelle aziende finalizzate al perfezionamento delle procedure per l’acquisizione delle suddette autorizzazioni.

Dal suo osservatorio privilegiato quali sono le prospettive negli scambi export-import?

Il nostro settore, in questo senso, dal lavoro delle aziende ricava “il polso” di quello che succede nell’import e, in particolare, nell’export. Dicembre è stato un mese con buoni risultati dal punto di vista generale, ma confrontandolo al dicembre di qualche anno prima – periodo in cui si sperava in una ripresa importante – riscontriamo invece un po’ di rallentamento.

Credo comunque che l’Italia possa gestire il 2019 in maniera positiva e sebbene i tanti fatti esterni che rendono imponderabili le previsioni resto ottimista. 

Quali sono i fattori che potranno ostacolare lo sviluppo dei traffici?

La politica comunitaria avrà un ruolo centrale ed ancora non è chiaro verso quale direzione sta andando. Gli Stati Uniti, come è noto, hanno messo dei dazi ed osserviamo che il mercato si sta muovendo con i naturali effetti dell’aumento dei prezzi al consumo. Ma in Italia abbiamo il grande valore del settore manifatturiero: questa è la nostra forza e qui si giocherà la nostra partita più importante: quella di mantenere la capacità di produrre e di continuare a farlo con la qualità che ci caratterizza.  Sarà la qualità dei nostri prodotti la nostra arma vincente. La Donelli Group ha uffici in tutta la penisola, ma io sono veneziano ed a sostegno della mia tesi porto l’esempio di realtà del tenore di Louis Vuitton ed Yves Saint Laurent che anziché aprire proprie aziende in paesi esteri dove la manodopera è di minore livello le hanno aperte da noi

e gestiscono le loro produzioni in questa zona, in Veneto e in particolare nella Riviera del Brenta dove esiste il centro di produzione e tutela della calzatura italiana. Questo è il riconoscimento del valore della nostra capacità manifatturiera; dobbiamo impegnarci nel proteggere la nostra qualità e la nostra produzione e tutto sarà più facile.

Molti dei vostri uffici sono nell’area Adriatica: come vi state preparando nei confronti dei mercati che avanzano come la Cina attraverso la B&RI?

Molti prodotti alimentari che arrivavano dalla Cina si sono spostati sull’Adriatico già 10-15 anni fa e non dimentichiamo che Venezia, come anche Trieste, sono i porti più a nord per servire tutto l’est europeo. I prodotti che arrivano dalla Cina devono perciò trovare assolutamente uno sbocco per fornire tutto l’est europeo dai nostri porti ed è ormai indispensabile che l’Italia si faccia carico del suo ruolo per contrastare la forte concorrenza che ci viene dai porti nordeuropei. Progetti come la Via della Seta ed altri, di cui ormai si parla da mesi, ma direi anche da anni, sono tutte grandi opportunità per le imprese italiane alle quali si deve guardare con grande attenzione.

Si avvicina poi anche la Brexit: sembra ormai quasi sicuro che l’Inghilterra diventerà un paese terzo; questo oltre a rappresentare un problema economico per le aziende italiane che vi lavorano porrà delle difficoltà a tutte le merci che oggi transitano liberamente perché saranno soggette a operazioni doganali e quindi a controlli. Come azienda ci stiamo attivando per aprire un ufficio a Dover – prima città appena fuori dal Tunnel della Manica e porto di scalo delle navi cargo – per svolgere le attività doganali ma anche per creare uno sportello di consulenza che faciliti le aziende italiane che comprano in Inghilterra e che a seguito della Brexit avranno sicuramente nuove difficoltà doganali.

Un’ultima domanda sul suo ruolo istituzionale nel comitato di gestione della AdSP del Mar Adriatico Settentrionale: a che punto sta la questione dell’escavo dei canali a Marghera e quella delle navi da crociera?

Stiamo attendendo il parere dell’Ufficio Salvaguardia di Venezia che aveva accordato il compattamento dei fanghi residui attraverso il palancolato. Il nulla osta è stato dato a fine 2018 e siamo in attesa dell’autorizzazione per poter iniziare i lavori. Riguardo invece al percorso alternativo che dovranno fare le navi da crociera che – giustamente – non potranno più passare dal Bacino di San Marco e dal Canale della Giudecca: sono stati proposti vari percorsi alternativi e stiamo aspettando le decisioni da Roma.

C.G.

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Pubblicato il
30 Gennaio 2019

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