Demolizioni: l’Italia in ritardo
BRUXELLES – La notizia, rimbalzata dai media specializzati, conferma che malgrado i tentativi di regolamentare in modo “green” le demolizioni navali, continua la disastrosa (per l’ambiente e per chi ci lavora per poche rupie) pratica dello spiaggiamento delle vecchie carrette, da demolire con un disumano sforzo di centinaia di disgraziati. Tra luglio e settembre, riferisce un report di Paolo Bosso, sono state smantellate nel mondo 113 navi, di cui il 70% con la pratica dello “spiaggiamento” in India, Pakistan e Bangladesh. Tutto questo con la connivenza di armatori non solo del Far East ma anche dei paesi più evoluti.
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Per quanto riguarda l’Italia siamo ancora a metà del guado visto che la normativa dell’EU – che impone la certificazione di siti adatti alle demolizioni navali nel rispetto dell’ambiente e della dignità del lavoro – è in ritardo sulle nostre coste. Ci sono, finalmente, segnali di ripresa anche con la prossima fine del lungo iter relativo a Piombino. Ma che occorra accelerare, bruciando tempi infiniti imposti da una burocrazia che come Chrono mangia se stessa, è davvero urgente.
(A.F.)
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