Etica e impresa su mare e porti in ricordo del capopilota Sgherri
LIVORNO – Con il convegno di lunedì scorso la presidente del Propeller Club labronico Maria Gloria Giani Pollastrini ha voluto ricordare il capo pilota del Porto Federico Sgherri, persona di grande riferimento nel volontariato a sostegno dei marittimi, attraverso la presentazione del libro di Barbara Bonciani: “Etica e impresa: quale responsabilità sociale? Un equilibrio complesso”. L’autrice infatti, che è docente di Sociologia all’Università di Pisa e attiva presso l’Ufficio Studi della AdSP del Mar Tirreno Settentrionale, nella redazione del terzo capitolo del libro dedicato al settore shipping, ha collaborato proprio con Federico Sgherri, volontario fortemente impegnato e presidente della “Stella Maris”, l’associazione che opera nell’accoglienza dei marittimi anche nel porto di Livorno. La Bonciani è partita dall’analisi del concetto di responsabilità sociale di impresa, cioè dell’iniziativa che ha come compito l’andare oltre gli adempimenti di legge investendo volontariamente in capitale umano, in ambiente e nei rapporti con gli stakeolder.
[hidepost]
Di qui l’aggancio con il comandante Sgherri, uomo di grande umanità e capacità empatica che Barbara Bonciani ha ringraziato per averle fatto comprendere da vicino i problemi di una categoria di lavoratori molto penalizzata dal taglio dei costi del trasporto operato dagli armatori nella loro corsa verso la competitività. Gli effetti che le economie di scala adottate delle grandi compagnie navali producono sui porti e sui territori di riferimento sono noti e se negli anni si è avuta una maggiore consapevolezza rispetto all’impatto delle loro azioni sull’ambiente, sulla società e sull’economia, resta ancora poco evidente quello portato sulla vita dei marittimi. Nel libro sono descritte in particolare proprio quelle politiche di Responsabilità Sociale di Impresa che possono migliorare la vita di questi lavoratori, come ad esempio una formazione adeguata per gestire le differenze culturali favorendo a bordo un ambiente inclusivo che contrasti quella solitudine causata dall’eterogeneità etnica tipica della categoria che va a sovrapporsi al malessere procurato dalla lontananza dalle proprie famiglie, dall’ambiente asettico e poco illuminato, dal dover affrontare le tante avversità del mare, pirateria inclusa. Altre politiche di RSI citate sono volte a favorire il miglioramento della condizione femminile nell’ambito del lavoro marittimo, allo sviluppo della carriera professionale e all’organizzazione dei fondamentali servizi di welfare verso questi lavoratori una volta sbarcati nei porti. Il convegno è stato l’occasione per ricordare, anche grazie ai racconti delle esperienze vissute in qualità di agenti marittimi dalla stessa presidente Gloria Giani e dal suo vice Enrico Bonistalli, e dall’avvocato marittimista Damiano Vauro, come a causa dei vuoti legislativi sia ancora possibile per alcuni armatori in difficoltà sfuggire alle responsabilità abbandonando la nave ed il personale di bordo creando così situazioni spesso drammatiche che solo grazie al buon cuore delle persone coinvolte a vario titolo nel viaggio, e di volontari come il comandante Sgherri, si riescono a superare.
Nel corso dell’incontro si sono avvicendati gli interventi di Ubaldo Sgherri, figlio di Federico, e di Massimiliano Lupi, rispettivamente sottocapo e capo pilota del porto di Livorno, che hanno ricordato la passione civile del padre e la grande capacità professionale dell’uomo recentemente scomparso. Doti umane e professionali che sono state sottolineate dal contrammiraglio Giuseppe Tarzia, direttore marittimo della Toscana e comandante della Capitaneria del Porto di Livorno, che ha ricordato Sgherri anche quale promotore del comitato territoriale del welfare della gente di mare, cui partecipano i maggiori operatori portuali ed oggi da lui presieduto. Tarzia, nel suo intervento conclusivo ha parlato di come la globalizzazione nell’industria dello shipping, allentando il legame fra impresa e territorio, abbia inciso negativamente sull’attenzione verso l’uomo; delle varie problematiche portate dal gigantismo navale; della necessità di sostenere le imprese attente agli aspetti sociali ed ambientali promuovendo il concetto, ormai riconosciuto, che le buone pratiche aziendali come formazione, risparmio energetico o riduzione dei rifiuti pericolosi abbassano i costi di produzione, ottimizzano la gestione delle risorse umane e si ripercuotono sul miglioramento della produttività. Ha infine auspicato una legislazione normativa istituzionale che riconosca ufficialmente l’azione svolta dai comitati territoriali – oggi volontaria e marginata a fenomeno di pura filantropia – quindi non più attuale né adeguata a risolvere gli incomprimibili diritti umani e ad assicurare perlomeno minime forme di assistenza sociale e solidale ai marittimi. “Vanno assegnati strumenti e risorse alle organizzazioni per questo deputate per consentire al sistema di uscire da questo limbo di precarietà – ha detto Tarzia – solo l’istituzione di una previsione contributiva di base obbligatoria, capace di conferire ai comitati l’indispensabile autonomia finanziaria, può soddisfare i bisogni del welfare e non vanificare gli sforzi profusi da chi ha dedicato la propria vita all’assistenza verso i marittimi. Solo così welfare ed impresa riusciranno a coesistere socialmente e responsabilmente nelle realtà portuali ed è anche a questo obiettivo che deve tendere l’impegno comune del cluster marittimo. Il contributo delle Capitanerie di Porto sarà una costante certezza”.
C.G.
[/hidepost]