Sportello unico: se la teoria non è la pratica
ROMA – È uno dei provvedimenti di razionalizzazione che nella storia della riforma è stato più richiesto, più sollecitato e finalmente più “firmato”. Dunque, l’attesissimo sportello unico esiste: con la dogana che ha la funzione di coordinare gli altri uffici, per far si che lo sdoganamento delle merci, dai contenitori ai colli, avvenga in tempi compatibili con il mercato.
Ci siamo, dunque? Purtroppo pare di no. Ovvero: che le norme siano state varate, che formalmente lo sportello funzioni, ma che nella pratica siamo ancora a troppi e troppo complicati passaggi per avere il risultato auspicato.
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Il problema è noto a livello di dogana centrale dove proprio nei giorni scorsi ci sono stati anche incontri con le associazioni di categoria – Fedespedi in testa – e dove sono state spese assicurazioni sul potenziamento delle strutture. Ma sembra che la strada sia ancora lunga: in particolare perché nelle sedi periferiche, ovvero sui porti, il coordinamento tra uffici che storicamente hanno sempre lavorato in autonomia risulta difficile; e perché anche il personale è scarso, scarsamente incentivato e anche non troppo addestrato al nuovo sistema di lavoro. Urge insomma che da Roma non ci si limiti a fare le norme: ma si lavori perché vengano applicate. Altrimenti le riforme sono soltanto polvere negli occhi: e Dio sa se di questi tempi non abbiamo bisogno di chiacchiere ma di fatti.
Antonio Fulvi
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