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L’interporto e la favola bella della Fenice

COLLESALVETTI – Potrebbe sembrare la favola bella della Fenice che risorge, rinnovata e potente, dalle sue stesse ceneri. Perché l’Interporto Vespucci di Guasticce si presenta nell’anno nuovo con un bilancio finalmente positivo, dopo quattro anni di profondo rosso e un lungo passato di diffricoltà. E dopo altri anni di sofferenza, con il continuo dubbio dei “pionieri” insediati nelle sue aree su quello che sarebbe stato il futuro. In queste ore si è maturato un incontro riservato – ma “riservato” su queste cose è sempre relativo – tra le banche creditrici, con MPS in primo piano, e la regione Toscana: e il presidente dell’AdSP Corsini ha riconfermato a Bino Fulceri che il prossimo comitato di gestione dell’Authority sottoscriverà un “congruo aumento di capitale”.

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Il panorama che si prospetta passa anche attraverso un nuovo asset di vertice, con un consiglio d’amministrazione ridotto all’osso – oggi ci sono 8 consiglieri più i sindaci – ed eventualmente un direttore generale (Fulceri?) con funzioni di raccordo con il territorio e il sistema portuale e industriale. Perché sembra evidente che il Vespucci stia cambiando pelle: con la cessione di molti asset ai privati (i fiorentini di CF per i frigo, la Trailer Service di cui si è scritto di recente, eccetera) da una parte si conferma che l’interesse degli investitori cresce nel quadro di un piano territoriale di rilancio gestito dalla mano pubblica (Regione e sistema portuale); dall’altro c’è chi si chiede se non si stia correndo il pericolo di svuotare la società pubblica dei suoi asset più redditizi, limitandone le funzioni a un mero amministratore di realtà sempre meno strategiche. Si lamenta tra l’altro anche la mancanza di un vero e proprio terminal ferroviario interno, anche se di recente si è certificato un movimento di 424 treni cargo, con un incremento del 19% rispetto all’anno prima. Un asset che funziona molto bene è anche quello della pesa dei containers, che – come abbiamo scritto di recente – si è già ripagata in un anno d’esercizio. E i transiti totali attraverso i varchi dell’interporto sono aumentati del 7% toccando i 650 mila Tir. Le 57 imprese insediate – dice una nota di questi giorni da palazzo Rosciano – generano un fatturato di 326 milioni con 536 addetti e un indotto di altri 700 circa.

In sostanza, tante luci rispetto a qualche ombra: che più che altro deriva dal pesante debito con le banche dovuto ad anni ed anni di problemi gestionali e strategici. L’incontro di due giorni fa sembrerebbe aver avviato il nuovo corso, con meno preoccupazioni economiche, un riconfermato ruolo di retroporto ma anche di area aperta agli insediamenti produttivi. Il tutto, come ha ribadito anche Corsini da palazzo Rosciano, in un quadro strategico di sistema che da dalla Darsena Europa a Piombino e che vede come priorità assolute anche un collegamento ferroviario diretto con la grande rete nazionale. Dal 2016 il Vespucci è in art. 67 della legge fallimentare: possiamo dire che si volta definitivamente pagina?

Antonio Fulvi

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Pubblicato il
17 Febbraio 2018

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