E la Bengasi resta “in sonno”
Costi troppo alti per l’operazione: e poi ci si chiede a chi farebbe comodo
LIVORNO – Sulla definitiva sistemazione della calata Bengasi – per la quale avrebbe dovuto operare il pontone “Italia” dell’impresa Neri per sollevare a pezzi lo zoccolo duro che ne condiziona il fondale – sembra calata una ennesima … pausa di riflessione. I sommozzatori della Labrosub di Paggini hanno scandagliato e “mappato” la consistenza del suddetto zoccolo, realizzato in cemento armato quando l’intera Darsena 1 fu ricostruita dalle truppe Usa dopo la guerra, per stabilire come farlo a pezzi senza ricorrere alle devastanti micro-cariche esplosive che tanto allarme destarono in città tre anni or sono. Da allora, fermate le esplosioni subacquee, la Bengasi è rimasta in sospeso. E a quanto sembra nessuno preme poi più di tanto per renderla pienamente operativa: né gli attuali concessionari, che hanno ottenuto un settore di Sponda Est in compensazione “provvisoria”, né la stessa Port Authority, che vuole un quadro tecnico degli interventi più preciso. E possibilmente un preventivo meno costoso di quello che le è stato presentato ad oggi.
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C’è poi chi azzarda un’altra ipotesi, ovviamente più maligna che confermata dalle fonti interessate (ma come diceva sempre Andreotti, a pensar male si fa peccato eppure quasi sempre s’azzecca…): la completa risistemazione della Bengasi riproporrebbe alla Port Authority una serie di delicati problemi di riassetto delle concessioni sull’area, riassetto che nessuno vuole ad oggi accelerare. Dunque si va piano: sperando nella saggezza del vecchio detto secondo cui chi va piano va sano e va lontano…
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