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L’ammiraglio Di Marco lascia Livorno: “Rimpiango le tante sfide ancora aperte”

Vincenzo Di Marco

LIVORNO – Si rammarica principalmente di una cosa: non poter vedere in diretta la maturazione di tanti progetti che in questi due anni di comando della direzione marittima della Toscana ha contribuito a impostare. Il contrammiraglio (Cp) Vincenzo Di Marco, di fresca designazione al vertice del prestigioso IV reparto del comando generale delle Capitanerie a Roma, su Livorno e sulla Guardia Costiera della Toscana ci lascia davvero il cuore. Il passaggio di consegne con il suo successore, il contrammiraglio (Cp) Giuseppe Tarzia, avverrà giovedì prossimo 7 settembre alla presenza del comandante del corpo, ammiraglio ispettore Vincenzo Melone. In queste ore l’ammiraglio Di Marco è impegnato nelle visite di protocollo per congedarsi con le istituzioni. E ci ha ricevuti per una chiacchierata off records.

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Ammiraglio, un’esperienza che si chiude. Quali i punti salienti di questi due anni?

“Premetto che indipendentemente dall’importanza del nuovo incarico, e delle regole della nostra vita di militari che ci impone frequenti cambi di responsabilità, mi dispiace molto lasciare Livorno. Per due motivi principali: la professionalità e l’impegno che ho trovato nella Capitaneria e in generale in tutte le Capitanerie della direzione; e i tanti progetti importanti, davvero una sfida storica, che oggi sono avviati e che avrei volentieri accompagnato a conclusione”.

La “sua gente”, ovvero ufficiali e marinai delle Capitanerie, le creano tanto rimpianto?

“Davvero, vorrei poter esprimere tutta la mia ammirazione e anche riconoscenza per questo nucleo operativo di giovani e meno giovani che ha dimostrato capacità, professionalità e spesso anche entusiasmo ben oltre il senso del dovere. Non solo militari capaci, ma anche e specialmente uomini e donne motivati, che hanno fatto funzionare al meglio questo complesso “giocattolo” che è la direzione marittima e le annesse capitanerie. Sono stati in grado di rispondere sempre alle più difficili emergenze e anche nella quotidiana esplicazione dei propri compiti mi vanto che niente sia rimasto in sospeso. Gli attestati di stima che mi sono spesso arrivati dai cittadini più disinteressati ne sono testimonianza”.

Ammiraglio, il porto di Livorno è uno strumento complesso. Qual’è a suo parere uno dei risultati raggiunti dalla sua direzione?

“Mi porto dietro, a Roma, una lunga serie di momenti che mi hanno gratificato e mi gratificheranno. L’operazione “Sigma” per esempio: se n’è parlato a lungo e posso vantare alla Capitaneria l’aver presieduto a tutti i suoi momenti, avendone approvato e integrato il piano di salvataggio, a fianco di quegli splendidi specialisti che sono i marittimi dell’impresa Neri. Ma sul piano della prassi quotidiana, sono alcuni numeri a  rendermi orgoglioso: abbiamo fatto entrare in piena sicurezza più navi di sempre e nello stesso tempo abbiamo organizzato i controlli su traghetti e passeggeri – ma non solo – riducendo nettamente i tempi di attesa. Pochi altri porti sono riusciti a fare come noi”.

Un tema delicato di questi giorni è il ritardo nella “governance”, sfociato nella discussa convocazione del comitato di gestione dell’AdSP per lunedì prossimo: la fine di quello che qualcuno ha chiamato “il commissariamento” del porto?

“Non voglio entrare nelle competenze dell’Autorità portuale, ma devo ammettere che qualche perplessità sui tempi di questa convocazione ce l’ho anch’io. Forse perché interviene alla vigilia di un cambio di guardia nel comando della Direzione Marittima e metterà il collega che mi sostituisce di fronte a scelte già fatte. Ma anche in vista dei “correttivi” legislativi alla Riforma annunciati per il 15 settembre prossimo”.

Il tema di fondo sembra essere la nomina – o la conferma – del segretario generale dell’AdSP…

“Con il presidente Corsini ci siamo sentiti su svariati temi, ma su questo c’è stato un assoluto riserbo da parte sua; che capisco solo in parte. Da parte mia c’è la consapevolezza che la legge limita le capacità decisionali della Direzione Marittima nel comitato, anche se non mi sembra una scelta valida per il porto. Ho le mie idee e le mie perplessità, che peraltro ho già espresso nelle sedi opportune. Qualche rammarico per il collega che mi sostituirà; oltre che per una cittadinanza e un cluster portuale livornese e piombinese che stimo e che meriterebbe forse maggiori coinvolgimenti nelle scelte di “governance”.

A.F.

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Pubblicato il
2 Settembre 2017
Ultima modifica
8 Settembre 2017 - ora: 16:16

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