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Daniele Rossi: le urgenze e i programmi

Daniele Rossi

RAVENNA – Un “sistema” atipico, tra i pochi concentrati in un unico porto. Ma con importanti prospettive di crescita, come ci ha dichiarato nella seguente intervista il suo presidente Daniele Rossi.

Presidente Rossi, come si pone l’Autorità dell’Adriatico Centro-Settentrionale nei confronti di altre Authority rispetto all’opportunità offerta dai traffici con l’altra sponda?

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C’è una determinazione forte, totale, di tutti noi presidenti delle Adsp, di muoverci in maniera coordinata e cooperativa; non credo perciò che ci troveremo mai in situazioni di competizione ma piuttosto in quelle di alternanza positiva. Fra porti del medio adriatico abbiamo la possibilità di realizzare sinergie ed abbiamo già pensato a dei progetti da sviluppare insieme. Per quel che riguarda i traffici il porto di Ravenna è caratterizzato da una sua forte identità commerciale e sta lavorando per valorizzarla, senza ovviamente trascurare tutto quello che le è complementare, ma con grande disponibilità a trovare collaborazione con altri porti in una logica di sistema integrata. Lo stesso vale anche per Ancona che ha i suoi traffici, cioè quelli che il mercato ha scelto di destinarle. E’ infatti il mercato a scegliere dove vanno le merci e compito dei porti è quello di concorrere nel creare le condizioni migliori per fare arrivare le merci nelle piattaforme logistiche italiane piuttosto che in quelle dell’altra sponda dell’Adriatico, da Koper alla Grecia, anche se quest’ultimo per noi rappresenta un hub importante con cui collaborare data la presenza dei cinesi che dobbiamo valutare attentamente.

In sintesi: ci muoveremo insieme in maniera sinergica per valorizzare la portualità dell’Adriatico nel suo complesso.

Quali sono le urgenze di cui necessita il “sistema” in generale  ed il vostro in particolare?

Credo che l’urgenza per il sistema nel suo complesso sia quella di giungere al completamento di tutti gli aspetti della riforma. Soprattutto occorre creare il tavolo di coordinamento delle Autorità portuali; sebbene funzioni già in maniera informale c’è bisogno della sua veste ufficiale proprio per realizzare quelle sinergie che la riforma stessa chiede. C’è l’esigenza di capire, e  velocemente, quali saranno i nuovi mercati e le relative strategie nei prossimi anni per poter orientare, oggi, scelte di investimento in infrastrutture portuali molto importanti. Dovremo per questo lavorare tutti insieme per capire quale sarà il futuro del mercato e creare le condizioni ideali per attrarlo, farlo crescere e sviluppare.

Per quanto riguarda Ravenna dobbiamo realizzare nel minor tempo possibile quelle opere infrastrutturali che il porto sta aspettando da qualche anno, ossia l’escavo dei fondali per adeguarli alla veloce crescita dimensionale delle navi. Un’operazione questa fra le più difficili da realizzare nel nostro Paese per impedimenti di carattere ambientale, di smaltimento della risulta e di costi enormi, ma che per il porto di Ravenna riveste priorità assoluta e sulla quale perciò siamo concentrati.

Avete da poco approvato il Piano Operativo Triennale; cosa prevede?

Il Piano dà la priorità temporale proprio ai fondali, alle banchine e alle piattaforme logistiche che, in realtà, sono un unico progetto poiché prevedono attività tra loro collegate: scavando i fondali si devono infatti poi realizzare le banchine e pensare alla destinazione del materiale estratto. Intendiamo usare questo materiale per realizzare piattaforme logistiche dato che fortunatamente Ravenna – diversamente dagli altri porti italiani che avvertono la mancanza del retroporto – avrà circa 100/200 ettari di aree disponibili da trasformare in opportunità commerciali. Ma gli obiettivi del POT naturalmente vanno al di là delle opere infrastrutturali e devo dire che credo moltissimo in tutta una serie di altri obiettivi che ci siamo dati come fattore di sviluppo: la digitalizzazione dei processi, la velocità delle procedure e la loro unificazione in ambito portuale. Nel forum di oggi si è parlato del primato italiano – vero o meno – dei tempi di sdoganamento. Non so dire se l’Italia ha il primato nella tempistica ma so con certezza che il sistema sta funzionando. E il porto di Ravenna è stato pioniere in questi processi. Lo sforzo maggiore del nostro Piano Operativo Triennale è stato incentrato sulla componente software piuttosto che su quella, comunque imprescindibile dell’ “hardware”. In questi prossimi tre anni ci dedicheremo dunque intensamente alla componente informatica, alla digitalizzazione ed allo snellimento delle procedure amministrative.

Cinzia Garofoli

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Pubblicato il
31 Maggio 2017

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