Tempesta perfetta sui mari: il libro di Bologna a Livorno
LIVORNO – Sta facendo il giro d’Italia Sergio Bologna, il professore marittimista autore di numerosi trattati sullo shipping mondiale che lunedi sera in Fortezza Vecchia ha presentato il suo ultimo libro “Tempesta perfetta sui mari”. E in Fortezza ad accoglierlo c’erano alcuni dei principali protagonisti della vita dei porti italiani: oltre al presidente dell’Authority labronica Stefano Corsini, ospite dell’iniziativa nell’ambito della Giornata Europea del mare, anche il presidente ell’Authority di Civitavecchia Francesco Di Majo, Giulia Costagli di Rete Ferroviaria Italiana, Mario Sommariva, segretario generale dell’Authority di Trieste, Nereo Marcucci presidente di Confetra, e i rappresentanti di tutte le categorie operative e imprenditoriali.
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E’ stata, in sostanza, un’assise sulla portualità italiana e sullo shipping, alla luce di quella che Bologna ha definito una tempesta senza precedenti tra i grandi gruppi armatoriali mondiali; una tempesta che con il fallimento di Hanjin ha aperto una finestra sulle difficoltà legate alla trasformazione della logistica marittima, ma ha anche avviato uno tsunami nelle alleanze, nelle rotte e nei progetti di implementazione della logistica delle merci. Con una tessi di Bologna che ha lasciato molte preoccupazioni: quella secondo cui l’attuale sistema sembra più capace di distruggere ricchezza che non di crearla. E con alcune tesi minori più nazionali: come l’assist al porto di Trieste – la prefazione del libro è di Zeno D’Agostino – contro le velleità veneziane. Un pò di sana bottega all’italiana non guasta mai.
Avremo modo di ritornare sulle tesi del professor Bologna, sull’introduzione alla serata svolta con un approfondito intervento dal presidente dell’AdsP del Tirreno settentrionale Stefano Corsini, sugli interventi centrati sulla riforma portuale italiana e sulle tesi poste da Bologna e discusse dagli esperti. tesi secondo le quali il mercato finanziario mondiale con gli investimenti sulle navi rischia di trascinare in un baratro senza soluzioni gli stessi istituti finanziari e con loro centinaia di operatori. Come uscire da questo quadro apocalittico disegnato da Bologna, secondo cui le compagnie marittime anche più forti hanno l’acqua alla gola? Con le navi sempre più grandi che richiedono investimenti colossali non supportati dai noli- mai così bassi-, con i porti congestionati e anch’essi costretti a investire cifre enormi per adeguarsi al gigantismo navale, ci sono soluzioni che non finiscano in un crack mondiale come quello che dieci anni fa ha travolto il mercato immobiliare? La ricetta- è la conclusione del dibattuto dell’altra sera- non c’è: o se c’è è complessa, comporta scelte mondiali condivise che sono difficili e lo diventano ancora di più in tempi di avanzante protezionismo. Il merito del libro di Bologna è di aver aperto una finestra su temi che in Italia sono ancora poco dibattuti, ma che ci riguardano tutti. E’ proprio il caso di dire, con la celebre amara battuta: noi, speriamo che ce la caviamo. (A.F.)
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